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Sindrome Emolitico Uremica (S.E.U.): letale per i bambini

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Sindrome Emolitico Uremica (S.E.U.)
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La Sindrome Emolitico Uremica ( di seguito SEU) è una condizione di emergenza medico ed assistenziale che se non individuata precocemente e non trattata con appropriatezza può determinare l’exitus della persona

La SEU è dovuta ad una infezione sostenuta, generalmente, da E.Coli , che clinicamente si presenta con sopore o stato confusionale, anemia emolitica, trombocitopenia e insufficienza renale.

Sindrome Emolitico Uremica (S.E.U.) 1
Più comune (90%) Indotta dalla tossina di Shiga (Stx-) secreta da ceppi di E. Coli (0157:H7) Preceduta da diarrea. Nella maggior parte dei casi recupero funzionale del rene. Non recidiva. Più rara (10%) No infezione di E.Coli. Scatenata da stress (infezioni, chirurgia…) spesso nessun fattore è individuabile. Elevata mortalità. ESRD nel 50% dei casi. Recidive frequenti. Noris, J Am Soc Nephrol, 2005.

Il quadro sindromico è giustificato dal fatto che la reazione anomala che si ha all’infezione determina emolisi e piastrinopenia da consumo con formazione di emboli piastrinici che potrebbero andare a collocarsi a livello renale o cerebrale.

La formazione di trombi a livello renale determinano oligo-anuria con un quadro di insufficienza renale acuta che necessita del trattamento dialitico come risoluzione del problema. Infatti gli esami di laboratorio oltre ad evidenziare abbassamento delle piatrine, anemia e indici di flogosi elevati, mostrano livelli di creatininemia al di sopra del cut-off (0,25 – 0,85 mg/dl; nei pazienti al di sotto dei 12 aa).

La malattia si contrae a causa di condizioni di scarsa igiene nella manipolazione o assunzione di alimenti.

La trasmissione dell’ E.Coli è oro-fecale, per cui il consumo di alimenti contaminati dal germe, bere ad esempio  (accidentalmente) acqua di balneazione infetta, o latte  o mangiare carni infette determinerebbero quanto su indicato.

Non di rado si rilevano feci liquide sanguinolente associate ad addominalgia e febbricola.

La prevenzione si rifà alle norme più elementari di igiene ed epidemiologia, come ad esempio lavarsi le mani, consumare le carni cotte, evitare latte (non pastrorizzato) o latticini di dubbia provenienza, e lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo quando non è prevista la cottura.

Essendo una malattia a trasmissione oro-fecale è molto facile che ci siano focolai epidemici sia in ambito familiare che comunitario come ad esempio scuole provviste di mensa, servizi di ristorazione…

La terapia, oltre alla possibilità del trattamento emodialitico  prevederebbe la sommnistrazione di elettroliti per reidratare il paziente, antibioticoterapia (non sempre, in quanto se si tratta di infezione cosiddetta STEC, produttori di una potente tossina che aggraverebbe il quadro grave già instauratosi) e terapia del caso specifico (non sono escluse emotrafusioni in caso di livelli di globuli rossi ed emoglobina bassi).

Si ricorda che, ai sensi del DM 15/12/1990, i casi di malattia clinica associati ad infezione da E.coli , sono soggetti a notifica obbligatoria in classe II, come diarree infettive non da salmonelle.

CALABRESE Michele

Fonte:

www.epicentro.iss.it

old.iss.it

www.ospedalebambinogesu.it

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