Un recente studio condotto da un team di esperti guidato dal professor Carlo Pappone presso l’Irccs Policlinico San Donato ha segnato un importante traguardo nella lotta contro la sindrome di Brugada. La ricerca, pubblicata su EP Europace, offre importanti nuove prospettive nel trattamento di questa malattia genetica, che porta a un aumentato rischio di aritmie ventricolari maligne e morte improvvisa.
La scoperta chiave emersa dallo studio è l’efficacia dell’ablazione del substrato aritmico sulla superficie epicardica del cuore nel ridurre il rischio di eventi aritmici gravi. Il substrato aritmico è stato identificato come un gruppo di cellule con potenziali elettrici anomali nel ventricolo destro, associato alla presentazione clinica della malattia e al rischio di forme più aggressive.
Secondo il professor Pappone, direttore dell’Unità operativa di Elettrofisiologia e aritmologia dell’Irccs Policlinico San Donato, l’ablazione epicardica con radiofrequenza si è dimostrata una strategia terapeutica efficace nel trattare la sindrome di Brugada, offrendo una possibilità di cura stabile e duratura per i pazienti affetti dalla patologia.
Lo studio prospettico a lungo termine ha coinvolto 257 pazienti sintomatici con sindrome di Brugada, dei quali un gruppo è stato sottoposto all’ablazione epicardica e monitorato per oltre cinque anni post-trattamento, mentre un secondo gruppo ha ricevuto solo l’impianto di un defibrillatore, rifiutando l’ablazione.
Durante il periodo di follow-up, il gruppo sottoposto all’ablazione ha dimostrato risultati superiori rispetto al gruppo controllo, con una riduzione significativa degli episodi di fibrillazione ventricolare e senza complicazioni rilevanti legate alla procedura.
Questo studio apre la strada a ulteriori esplorazioni nel trattamento della sindrome di Brugada, suggerendo che l’ablazione potrebbe rappresentare una valida alternativa all’impianto di defibrillatori, specialmente per i pazienti giovani, che altrimenti sarebbero limitati nella loro vita quotidiana sia sportiva che sociale.
Inoltre il team di ricerca ha annunciato l’imminente pubblicazione dei risultati di uno studio randomizzato che conferma l’efficacia della tecnica nel salvare i pazienti altrimenti destinati a morire improvvisamente a causa della malattia. Infine si sta lavorando alla possibilità di screening della popolazione generale per individuare precocemente i pazienti affetti dalla sindrome di Brugada, offrendo così la possibilità di interventi preventivi tempestivi.
In conclusione, il lavoro del professor Pappone e del suo team rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la sindrome di Brugada, perché offre una speranza e nuove opportunità di trattamento per i pazienti affetti da questa malattia genetica.
Redazione Nurse Times
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