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Sant’Eugenio Roma, anziana resta quindici ore in barella cade e muore

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Militari nei pronto soccorso, Fsi-Usae: “Positiva ma non risolutiva la proposta del ministro Grillo”
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L’episodio è accaduto il 3 settembre al Sant’Eugenio di Roma. L’anziana settantenne, ricoverata per una colica renale muore successivamente al S.Camillo dopo tre giorni per una caduta

Lasciata in barella per almeno 15 ore con forti fitte addominali, sprovvista di catetere vescicale, mentre si recava in bagno interno del P.S. cadeva. Il mattino successivo è stata trovata in un pozza di sangue.

La procura ha avviato un’inchiesta, aprendo un fascicolo per omicidio colposo. L’obiettivo è stabilire se la morte dell’anziana donna si poteva evitare.

I figli accusano i sanitari di scarsa attenzione ed hanno sporto subito denuncia. Invece dell’assegnazione nel reparto è stato necessario il trasferimento d’urgenza al San Camillo, dove la donna è stata sottoposta a un intervento chirurgico. Una operazione complessa, che non è servita a salvarle la vita. A distanza di quarantotto ore, giovedì pomeriggio, i medici hanno constatato la morte cerebrale della paziente.
E’ stata disposta l’autopsia che dovrà stabilire le cause della morte. Il pm De Cecilia, per ricostruire l’accaduto, ha sequestrato la cartella clinica custodita al Sant’Eugenio, ma anche del San Camillo, dove i chirurghi hanno provato a salvarla.

La Asl assicura: “La signora sempre sorvegliata”

“La signora, mentre si recava autonomamente in bagno, è caduta nel corridoio del Pronto Soccorso. L’evento è stato testimoniato in tempo reale dal personale in turno che ha messo in atto l’immediata assistenza e gli interventi terapeutici d’urgenza del caso che hanno quindi previsto il trasferimento presso l’Ospedale San Camillo, per l’intervento di neurochirurgia urgente”.
È quanto scrive in una nota la direzione strategica della Asl Roma 2 in merito al caso dell’anziana caduta all’ospedale S.Eugenio, dove era ricoverata al Pronto soccorso, e poi morta dopo il trasferimento al S. Camillo.

“La permanenza in Pronto Soccorso – si precisa – è stata predisposta dai medici allo scopo di garantire la osservazione clinica del caso, il controllo della sintomatologia dolorosa e la gestione terapeutica, in previsione della valutazione clinica e procedurale dell’urologo, programmata per il giorno successivo e non urgente”. Ancora, “non è stata data alcuna indicazione al posizionamento del catetere vescicale poiché non indicata nè opportuna in paziente pienamente autonoma e in assenza di qualunque motivazione clinica che rendesse necessaria la prescrizione di una limitazione alla deambulazione autonoma. La paziente è stata continuamente e pienamente sorvegliata dal personale in turno che ha più volte interagito con essa, confermandone la piena autonomia, sorvegliandola quando si recava in bagno, come ben precisato nella documentazione agli atti”. 

“In seguito all’episodio di caduta occorso in data 4/9/2018 – si legge in una nota – gli operatori intervenuti nella gestione del caso hanno fornito immediata segnalazione e relazione al Risk Manager della Asl Roma 2, nonché all’Autorità Giudiziaria, con successive dettagliate deposizioni in merito all’accaduto”.

“Tuttavia è opportuno precisare che il giorno 3 settembre, in seguito alle valutazioni cliniche e strumentali, è stata predisposta degenza della signora presso la Area dedicata del Pronto Soccorso, laddove viene garantita l’assistenza del caso, delineando il completo iter diagnostico e terapeutico. Inoltre è stata immediatamente garantita la terapia del dolore, determinando la risoluzione della sintomatologia mai più lamentata”, conclude la Asl.

Intanto la Regione Lazio in merito al decesso della signora ha chiesto con urgenza un audit clinico alla Asl Roma 2 per fare piena luce sull’accaduto. Dalle prime verifiche tuttavia la dinamica dell’accaduto risulterebbe ampiamente difforme da quanto rappresentato per mezzo stampa. La Direzione della Asl ha avviato tutte le verifiche del caso ed entro 48 ore consegnerà una relazione dettagliata.

Redazione NurseTimes

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