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Roma, l’abbraccio di papa Francesco ai piccoli pazienti del Bambino Gesù

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Il pontefice ha visitato l’Ospedale pediatrico in occasione dei suoi 150 anni. “Ammiro la passione e l’entusiasmo che mettete nel vostro lavoro”.

Un’autentica festa, quella a cui sabato 16 novembre hanno partecipato nell’Aula Paolo VI circa 6mila tra medici, infermieri, ricercatori, dipendenti, volontari e soprattutto piccoli pazienti con le loro famiglie in occasione dei 150 anni dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Una festa che ha vissuto il momento culminante nell’incontro con papa Francesco, che è stato accolto sul palco da 60 bambini con le casacchine gialle e bianche della campagna sociale “Ogni storia merita un lieto fine”, lanciata nei mesi scorsi per raccontare la storia di Carmelo e dei bambini come lui che hanno combattuto e vinto contro “il mostro di Hodgkin”.

La presidente dell’Ospedale, Mariella Enoc, oltre a ringraziare il Santo Padre («Mi ha sostenuto in uno dei momenti più difficili nel corso di questi quasi 5 anni. Se oggi siamo sereni – anzi, gioiosi -, devo dire grazie a Lei»), ha ricordato il percorso del presidio in 150 anni e «le strade da percorrere» che il papa le aveva indicato durante un’udienza, «preoccupato come un padre che deve indicare la direzione con la giusta prudenza per curare tutti i bambini che devono essere accolti». E ancora: «Non è facile trovare il giusto equilibrio: abbiamo seguito le sue indicazioni trovando gli spazi necessari ma con grande rigore e pazienza. Continui a volerci bene, a consigliarci e anche a rimproverarci. Per abbracciare i bambini e le loro famiglie abbiamo bisogno di sentire che non siamo soli».

Il papa ha ricordato che l’Ospedale nasce come «intuizione e dono» grazie alla famiglia Salviati: «È una realtà grande e preziosa, all’avanguardia e proiettata ancora oggi verso il futuro. Mi piace tanto il messaggio che avete scelto per il vostro anniversario: “Il futuro è una storia di bambini”. Ci vuole coraggio per frequentare il futuro. L’autorità morale dei bambini malati e sofferenti è l’identità più vera dell’ospedale. Questa consapevolezza sia il motore del vostro agire insieme. Possiamo dire, un po’ semplicisticamente, che sono loro che comandano: sono loro a comandare i nostri lavori, i nostri pensieri, le nostre ricerche, le nostre azioni».

Francesco ha citato alcune testimonianze e la cooperazione internazionale dell’Ospedale, auspicando anche «che le Istituzioni internazionali sappiano trovare il modo di promuovere sempre più questi corridoi sanitari». Continuando a chiedere a «tutti voi scelte coraggiose e rigorose al tempo stesso, generose e prudenti», il papa ha sottolineato l’importanza di migliorare la ricerca e l’assistenza, ricordando che «il Bambino Gesù è già da tempo proiettato nel futuro, con risultati importanti nel campo della diagnostica delle malattie rare e della cura delle patologie complesse, con lo sviluppo di terapie di precisione».

E ancora: «Ammiro la passione e l’entusiasmo che mettete nel vostro lavoro di cura e di ricerca, e vorrei che non perdeste mai la capacità di scorgere il volto sofferente di un bambino anche dietro un semplice campione da analizzare e di udire il grido dei genitori anche all’interno dei vostri laboratori. II mistero della sofferenza dei bambini non smetta di parlare alle vostre coscienze e di motivare il vostro impegno umano e professionale. Mi viene in mente quella domanda, a cui è difficile trovare risposta, del grande Dostoevskij: “Perché soffrono i bambini?”. Sempre avere viva questa domanda: perché soffre un bambino? Non c’è risposta: soltanto il servizio al bambino sofferente e lo sguardo al Padre di tutti, perché faccia qualcosa».

Il papa ha interrotto il suo lungo discorso per benedire le mani di medici e infermieri, e alla fine ha ricevuto in dono una stola sacerdotale decorata con i disegni dei bambini della ludoteca dell’ospedale, il fumetto “Un ospedale per papa Francesco”, disegnato da Roberto Battestini con testi di Alessandro Bottero, che ripercorre la vicenda del Complexe Pédiatrique di Bangui. E infine il libro fotografico Vite che aiutano la vita: 130 fotografie di Daniele Garofani, accompagnate da testi dello scrittore Daniele Mencarelli. Infine Francesco ha voluto salutare personalmente i circa 200 bambini con i loro familiari presenti nel primo settore dell’Aula.

Redazione Nurse Times

Fonte: RomaSette.it

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