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Punibilità del suicidio assistito: l’opinione di Filippo Anelli (FNOMCeO) sulla sentenza della Corte Costituzionale

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Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri: “Pronuncia equilibrata. Il Consiglio nazionale valuterà le integrazioni del Codice deontologico per applicarla”.

“Una sentenza equilibrata, che tutela gli assistiti, definendo confini netti e prevedendo la non punibilità per l’aiuto al suicidio assistito solo in casi particolari: per i soggetti affetti da patologie irreversibili, con sofferenze intollerabili, dipendenti per le funzioni vitali da apparecchiature e nelle condizioni di chiedere coscientemente questa opzione. Una sentenza che, nel contempo, rispetta il ruolo del medico, non obbligandolo a porre in atto l’aiuto al suicidio e affidando alla coscienza del singolo medico la scelta se prestarsi o meno ad esaudire la richiesta del malato. Una sentenza, infine, che valorizza la relazione di cura, affidando al medico la comunicazione sulle diverse opzioni, evitando così possibili speculazioni sulla vulnerabilità dei soggetti coinvolti, e definisce come essenziali le cure palliative”.

Così Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (FNOMCeO), commenta la sentenza 242/2019, emessa dalla Corte Costituzionale in tema di punibilità del suicidio assistito. “Al medico – prosegue – è chiesto di attivare l’assistenza con cure palliative al fine di mantenere sotto controllo il dolore e di spiegare al paziente le scelte possibili: la sedazione profonda e le cure palliative o, in alternativa, le modalità con le quali si potrà eseguire il suicidio assistito, secondo quanto previsto dalla legge 219 del 2017. Sarà poi il paziente a decidere e tale volontà, sottoposta alle valutazioni del Comitato etico, sarà recepita con le modalità organizzative in capo alla struttura sanitaria. I medici coinvolti nel processo dalla struttura sanitaria potranno esercitare obiezione di coscienza. In definitiva, premesso che la sentenza va applicata e che ogni modifica del Codice deontologico va approvata dal Consiglio nazionale, sarà compito del Consiglio stesso uniformare il Codice al dispositivo della Corte Costituzionale, limitatamente ai casi previsti”.

Redazione Nurse Times

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