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Porcaro, infermiere “Chi è alla guida di questa professione appare lontano dalle necessità concrete”

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Porcaro, infermiere “Chi è alla guida di questa professione appare lontano dalle necessità concrete”
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Lettera aperta a Barbara Mangiacavalli Presidente Fnopi

Il momento che la professione infermieristica sta attraversando appare come il più sofferto ed il più controverso degli ultimi decenni. Non c’è necessità di ripercorrere a parole l’anno appena trascorso, basta farlo mentalmente e ciascuno di noi sarà in grado di rivivere quelle giornate di lavoro, provando la medesima intensità emotiva di quegli istanti.

Siamo una professione provata sotto molteplici punti di vista, questo è un dato di fatto visibile a tutti.

Se da un lato pecchiamo di carenza di coesione perché parcellizzati da un insieme di motivazioni osservabili da molteplici punti di vista, dall’altro chi è alla guida del governo nazionale di questa professione appare lontano dalle necessità concrete, come fossero guardate attraverso un binocolo rovesciato.

Gli infermieri chiedono la dimissione di Mangiacavalli, la FNOPI risponde:“Stiamo lavorando per Voi”

L’esuberanza della rappresentanza nazionale dovrebbe morigerarsi nella consapevolezza che le elezioni sulle quali poggia la propria esistenza, conta un numero estremamente esiguo di votanti a livello provinciale, tanto che il legislatore ha pensato di introdurre un’assenza di quorum in terza convocazione, mentre a livello centrale ciascun presidente vota in proporzione del numero di iscritti al proprio ordine, seguendo una discrezionalità sua propria, che potrebbe non avere nulla a che vedere con la volontà dei propri iscritti.

Questa privazione di volontà pare trovare sfogo attraverso momenti di tensione esacerbata in questi ultimi giorni, sulle pagine social e attraverso petizioni che sono comunque segnali di malumore, che non dovrebbero essere sottovalutati, tanto meno sanzionati.

Chi si trova al governo della professione continua a ribadire la necessità di confronti costruttivi, bene, li si concretizzi.

Non è certo inasprendo a propria volta l’agone, utilizzando toni intimidatori, il poter pensare di giungere alla soluzione di una controversia che va sciolta attraverso un confronto e un dialogo aperti.

Quid velit et possit rerum concordia discors (scriveva Orazio) troverà la sua naturale collocazione nell’incontro appunto, al quale tutte le parti devono essere invitate a partecipare.

Il potere illuminato mira ad armonizzare ciò che appare discorde, non ad amplificare le dissonanze, tanto più che nessuno è perfetto e tutti commettiamo errori, ma la buona fede non può essere messa in discussione, sino a prova contraria.

Dario Porcaro

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