Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa congiunto di Associazione italiana studio pancreas (Aisp) e Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige).
L’Italia compie un salto di qualità nella presa in carico dei pazienti con patologie pancreatiche, sia oncologiche che benigne. Con l’approvazione del documento nazionale da parte del ministero della Salute viene ufficialmente avviata l’implementazione della rete di Pancreas Unit, centri specializzati e connessi secondo un modello multidisciplinare, che mira a migliorare gli esiti clinici e garantire pari accesso alle cure su tutto il territorio nazionale.
Questo risultato è il frutto di anni di lavoro portati avanti da società scientifiche, associazioni a tutela dei pazienti e professionisti sanitari, e rappresenta oggi una svolta strategica per la sanità pubblica.
“Le Pancreas Unit sono una risposta organizzata alla complessità di queste patologie – dichiara Silvia Carrara, presidente della Associazione italiana studio pancreas (Aisp) -. Una rete ad alta specializzazione, connessa con il territorio, è l’unico modo per garantire cure tempestive, appropriate e vicine al paziente”.
Aggiunge Luca Frulloni, presidente della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva (Sige): “Questo modello fonda la sua forza sull’integrazione reale tra specialisti: gastroenterologi, endoscopisti, chirurghi, oncologi, radiologi, patologi, nutrizionisti e palliativisti. È la sintesi perfetta tra qualità, prossimità e sostenibilità delle cure”.
Perché servono le Pancreas Unit
Il carcinoma del pancreas è tra i tumori più aggressivi: le stime indicano che entro il 2030 potrebbe diventare la seconda causa di morte per cancro in Europa. Anche le forme benigne – come pancreatiti acute e croniche, lesioni cistiche e neoplasie a basso potenziale maligno – richiedono un’assistenza continua e altamente specialistica.
Secondo studi recenti (Balzano et al., Dig Liver Dis, 2025), trattare i pazienti in centri ad alto volume e con esperienza multidisciplinare riduce significativamente la mortalità post-operatoria e migliora l’efficacia delle cure. In Italia, invece, troppi interventi sono ancora eseguiti in strutture a basso volume, con conseguente aumento del rischio clinico e dei costi sanitari.
Dal modello lombardo alla rete nazionale: l’organizzazione Hub & Spoke
Un’esperienza virtuosa arriva dalla Regione Lombardia, che già nel 2022 ha attivato una rete di 14 centri Hub e numerosi Spoke, basata su criteri rigorosi:
- multidisciplinarietà reale, con coinvolgimento regolare di tutte le figure sanitarie essenziali;
- volumi minimi di attività, come almeno 50 resezioni pancreatiche ogni tre anni e mortalità chirurgica sotto l’8%;
- incontri clinici MDT (Multidisciplinary Team) strutturati, con almeno 20 riunioni l’anno;
- case manager dedicato e formazione continua del personale;
- piattaforme digitali per monitorare gli indicatori di qualità.
Questo modello è oggi il riferimento per la Cabina di regia ministeriale, che punta a strutturare una rete nazionale di Pancreas Unit, riducendo la mobilità sanitaria e garantendo equità territoriale.
Le priorità per rendere operativa la rete secondo Aisp e Sige
Perché le Pancreas Unit diventino realtà effettiva in ogni regione è necessario:
- investire nella formazione di nuovi specialisti;
- attivare e finanziare registri clinici nazionali per raccogliere dati real-world;
- adeguare i Lea, includendo le procedure endoscopiche e radiologiche avanzate oggi non rimborsate;
- sostenere la ricerca multicentrica, attraverso reti coordinate e piattaforme condivise.
Sostegno al percorso
Aisp e Sige si impegnano a sostenere il percorso attraverso formazione, advocacy istituzionale, aggiornamento scientifico e un forte legame con le associazioni pazienti. Al centro di questa visione ci sono anche i giovani medici in formazione, già protagonisti di progetti e attività legate alle Pancreas Unit.
Un nuovo paradigma di cura: integrato, basato sull’evidenza, centrato sul paziente
Le Pancreas Unit sono una grande opportunità per il sistema sanitario italiano: un modello che unisce efficacia clinica, sostenibilità organizzativa e prossimità territoriale, fondato su dati, esperienza e centralità del paziente. Una risposta concreta a una delle sfide più complesse della medicina contemporanea.
Redazione Nurse Times
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