Mentre le regioni cercano medici all’estero per sopperire alle carenze degli organici, la Calabria è il caso più clamoroso, il Ministero della Salute non rinnova il contratto ad oltre 100 giovani medici rimasti a presidiare il post-pandemia.
Assunti sin dalle prime fasi del Covid19, da febbraio 2020 il loro numero è cresciuto fino ad arrivare ad alcune centinaia di unità, confermate di volta in volta dai decreti che hanno regolato l’emergenza sanitaria, per ridursi progressivamente agli attuali 100 medici che, il 29 dicembre 2022, hanno ricevuto dalla direzione del personale del Ministero della Salute una mail nella quale vengono informati che “in vista dell’approssimarsi della cessazione degli effetti dell’Ordinanza del Dipartimento della Protezione Civile n.931 del 13 ottobre 2022, il contratto in essere stipulato con questa Amministrazione (Min. Della Salute – ndr), scadrà il prossimo 31 dicembre”.
Due giorni per apprendere che, dopo aver rischiato la vita, non sono più necessari. Tutte le competenze acquisite durante lo stato emergenziale, che tanto sarebbe stato utile mettere a sistema, evaporano insieme alla mail.
Nella mail seguono i consueti ringraziamenti per “l’encomiabile attività prestata per tutto il delicato e complesso periodo dell’emergenza sanitaria da Covid19 dimostrando grande professionalità e senso del dovere” e con l’augurio “per un futuro ricco di soddisfazioni professionali”. Parole che, alla luce della perdita del lavoro, risuonano come una beffa.
La scelta di revocare il contratto ai medici, non dipende solo dal Ministero della Salute che altro non ha fatto che dare seguito formale e amministrativo a un contratto scaduto, ma anche dal dicastero dell’Economia che dovrebbe ricollocare e approvare le risorse necessarie, dunque una scelta in primo luogo politica.
Il dr. Fausto D’Agostino e il dr. Raffaele Quarta, coordinatori del gruppo dei 100 medici che hanno ricevuto la lettera di cessazione della collaborazione, dichiarano: “siamo fiduciosi che il Ministero della Salute non intenda disperdere il patrimonio di esperienza acquisito da chi come noi ha lavorato in prima linea durante la pandemia. Auspichiamo che si possa arrivare in tempi brevi a un ricollocamento di questi medici che potrebbero in questo modo continuare a dare il proprio contributo alla collettività e al sistema sanitario nazionale”.
Redazione NurseTimes
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