Allargare la rimborsabilità dei farmaci anti-obesità, che si sono rivelati molto efficaci non solo contro il diabete, ma anche nel proteggere il cuore, a chi ha problemi cardiaci, oltre l’eccesso ponderale. È questa la richiesta che arriva dagli esperti della Società Italiana di Cardiologia (SIC), riuniti a Roma per il Congresso nazionale, che sottolineano il ruolo chiave dell’obesità nel determinare le patologie cardiache.
Gli esperti evidenziano inoltre come l’estensione della rimborsabilità dei nuovi farmaci anti-obesità, oltre la cura del diabete, debba limitarsi alla categoria prioritaria delle fasce a rischio, e non trasformarsi in una spinta ulteriore a utilizzarli come scorciatoia per perdere peso rispetto ai corretti stili di vita, che sono, e devono restare, la prima forma di prevenzione primaria.
“L’obesità provoca oltre 20mila decessi l’anno per problemi cardiovascolari, pari al 10% delle 220mila morti per patologie del cuore che ancora si registrano ogni anno in Italia – dichiara Perrone Filardi, presidente SIC e direttore del dipartimento di Scienze biomediche avanzate dell’Università Federico II di Napoli -. A livello globale sono stati stimati circa 2 milioni di decessi attribuibili a un indice di massa corporea elevato, cioè a sovrappeso e obesità, e alcuni recenti studi condotti negli Stati Uniti, mostrano che la mortalità per malattia cardiaca ischemica correlata all’obesità, è più che triplicata negli ultimi 15 anni, sottolineando un trend preoccupante”.
E ancora: “Il peso eccessivo è responsabile anche dell’insorgenza della metà delle malattie cardiache. Non solo infarto e ictus, ma anche scompenso cardiaco e fibrillazione atriale dipendono direttamente dai chili in eccesso, che affliggono quattro italiani su dieci obesi o in sovrappeso, spesso per molti anni, con una probabilità maggiore di sviluppare complicanze cardiovascolari per ogni anno vissuto con eccesso ponderale”.
Aggiunge Gianfranco Sinagra, presidente eletto SIC e direttore della Scuola di specializzazione e della Struttura Complessa di Cardiologia dell’Università di Trieste: “Un quadro complessivo allarmante per cui l’obesità deve essere considerata un nuovo target terapeutico per la prevenzione delle malattie cardiache, reso possibile grazie alle innovative classi di farmaci anti-obesità che stanno dimostrando benefici che vanno oltre il trattamento dell’eccesso ponderale, con una significativa riduzione dell’incidenza di infarto e ictus”.
Sempre Sinagra: “Proprio in ragione dell’efficacia salva-cuore registrata da questi farmaci in recenti studi, con una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari fino al 40%, aprire alla loro rimborsabilità nei pazienti cardiopatici, e non a chi vuole prenderli come dimagrante estetico, significa garantire equità di accesso alle cure a una categoria di pazienti realmente a rischio. Un ampliamento in linea con quanto appena dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui i farmaci per la perdita di peso rappresentano un nuovo capitolo per la lotta, da parte dei servizi sanitari, all’obesità e alle malattie mortali di cui è causa”.
“Il contrasto all’obesità deve iniziare fin da piccoli perché è un problema sanitario e sociale che investe la prevenzione ‘primordiale’, quella che va fatta nei bambini perché l’Italia è il peggiore Paese europeo in termini di incidenza di obesità nei più piccoli – commenta Francesco Barillà, presidente della Fondazione “Il Cuore Siamo Noi” della Società Italiana di Cardiologia -. Serve dunque una politica finalizzata all’inserimento di ore obbligatorie di educazione alimentare, a partire dalle scuole primarie”.
Un tema decisivo tra le priorità del Piano strategico nazionale per la salute cardiovascolare, messo a punto della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC) in collaborazione con la SIC e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi (ANMCO). “Nel piano si punta, infatti, a promuovere campagne di educazione alimentare e di attività fisica, dalle scuole primarie fino ai luoghi di lavori, per disincentivare fattori di rischio modificabili legati a comportamenti e stili di vita come alimentazione scorretta e sedentarietà”, riferisce Ciro Indolfi, coordinatore del documento, professore straordinario di Cardiologia all’Università di Cosenza e past-president SIC.
“Siamo quindi disponibili a offrire il nostro contributo attraverso attività di ricerca e conoscenza scientifica per fare interventi di lotta all’obesità in sinergia con le istituzioni, al fine di migliorare e salvaguardare la salute cardiovascolare dei cittadini fin dall’infanzia”, conclude Perrone Filardi.
Redazione Nurse Times
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