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Nutella Plant Based: benefici reali? Facciamo chiarezza

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Nutella plantbased Nutella tradizionale: benefici reali? Chiariamo 1
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Un articolo per sottolineare la necessità di fare prevenzione e  informare pazienti e lettori sui corretti stili di vita, nonché per chiarire gli aspetti salutari e nutrizionali legati all’assunzione di prodotti alimentari elaborati.

Di recente è stata lanciata sul mercato la nuova Nutella Plant Based, ovvero la versione vegana della Nutella tradizionale, con importanti reclame realtive alla sua salubrità. E’ il caso di fare chiarezza sul punto.

A ben vedere, i valori nutrizionali evidenziano che questa variante non spicca in termini di rigoroa salubrità. Infatti la Nutella vegana contiene zucchero, olio di palma, nocciole e cacao magro nella stessa percentuale della Nutella classica (cioè 13 e 7,4%). Risulta quindi uno uno snack altamente elaborato.

Molti pazienti affetti da malattia infiammatoria intestinale credono fermamente che il cibo o determinati prodotti alimentari influenzino pesantemente i sintomi o addirittura scatenino riacutizzazioni. Purtroppo non esistono informazioni generalizzabili per questi pazienti. Pertanto ad oggi non è stata individuata alcuna dieta efficace, ma l’ingerimento di alimenti che hanno a monte processi di elaborazione importanti ne possono scaturire la riacutizzazione.

Si suole distinguere alimenti che hanno processi di lavorazione elevati (i cosiddetti alimenti ultraprocessati), come ad esempio piatti pronti e surgelati, bevande zuccherate, prodotti in vendita nei fast-food e molti snack confezionati (dolci o salati). In alcuni casi sono ultraprocessati anche alimenti erroneamente considerati salutari, come i cereali per la colazione, gli yogurt dolci alla frutta o i cracker.

Sono chiamati ultraprocessati perché contengono numerosi ingredienti aggiunti (per esempio sale, zucchero, coloranti, additivi), e inoltre perché spesso sono prodotti dall’elaborazione di sostanze (grassi, amidi eccetera) estratte da alimenti più semplici. Secondo il British Medical Journal, se assunti in maniera smodata, sono associati al rischio di mortalità.

Uno studio longitudinale pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health – Europe ha utilizzato i dati raccolti dalla UK Biobank, con arruolati provenienti da Inghilterra, Scozia e Galles. Oltre 118mila persone di età compresa tra 40 e 69 anni hanno risposto a domande sulla loro dieta. Tali informazioni sono state in seguito collegate alle cartelle cliniche ospedaliere e di mortalità sullo sviluppo di fattori di rischio cardiovascolare. Secondo lo studio, gli alimenti ultraprocessati di origine vegetale aumentano il rischio di malattie cardiovascolari del 5% e il rischio di morte prematura del 13%.

L’effetto della dieta sulla salute è stato storicamente considerato da una prospettiva basata sui nutrienti, ad esempio l’eccesso di grassi totali, grassi saturi, colesterolo alimentare, calorie, zucchero o sale e la mancanza di fibre alimentari, vitamine e minerali. Più recentemente questo approccio è stato integrato da ampie prove a sostegno degli effetti sulla salute dei modelli dietetici (ad esempio, la dieta mediterranea), caratterizzati da vari punteggi dietetici, come l’Alternative Healthy Eating Index (AHEI) o la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension).

Tuttavia il grado di lavorazione e formulazione degli alimenti non è stato preso in considerazione. Ad esempio, tutte le zuppe di verdure erano considerate simili, indipendentemente dal fatto che fossero fatte in casa, in scatola industriale o disidratate industriali e contenessero additivi e aromi alimentari. Il potenziale effetto sulla salute della lavorazione e della formulazione degli alimenti, al di là degli ingredienti alimentari, della composizione nutrizionale e del contenuto energetico, è ora ampiamente studiato.

Una pietra miliare importante è stata la pubblicazione nel 2009 della classificazione NOVA: il gruppo ultraprocessato comprende tutti gli alimenti e le bevande prodotti mediante intensi processi fisici o chimici o contenenti additivi alimentari cosmetici e altri ingredienti industriali (ad esempio, aromi artificiali, oli idrogenati, sciroppo di glucosio/fruttosio). Questi alimenti sono generalmente convenienti perché di basso costo, altamente appetibili e spesso intensamente pubblicizzati.

Secondo un’indagine, 100 grammi di Nutella classica forniscono 539 kcal. Anche il contenuto in grassi non è così diverso. L’unica differenza più accentuata è negli zuccheri, un po’ più bassi nella vegan (45.4 g su 100 g) rispetto alla classica (56.3 g su 100 g).

Chiaramente mangiare prodotti di origine vegetale è sicuramente un benefico per la nostra salute, ma se il prodotto di origine suddetta è plurielaborato i benefici scadono in maniera esponenziale. Infatti gli alimenti super processati sono assoggettati a numerosi trattamenti, come il riscaldamento, la fratturazione di nutrienti e proteine, la formatura e la compressione, e hanno aggiunto sostanze chimiche per alterare cosmeticamente colore, odore, sapore e consistenza.

Per inciso, gli alimenti non trasformati includono frutta e verdura fresca, uova e latte. Gli alimenti minimamente trasformati includono ingredienti culinari come sale, erbe e oli, e alimenti come prodotti in scatola e verdure surgelate, che combinano ingredienti culinari con alimenti non trasformati. D’altronde è ampiamente riconosciuto che le diete vegetali ben bilanciate, come la dieta mediterranea o DASH, sono favorevoli alla salute cardiovascolare, e questo già evidenzia l’importanza di evitare cibi non sani.

Michele Calabrese

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