Un articolato studio (oltre 3800 pazienti) ha processato il rapporto tra la tipologia di ventilazione adottata e il tasso di mortalità di pazienti candidati a ventilazione con Insufficienza Respiratoria Acuta Ipossiemica (IRA).
L’IRA acuta ipossiemica è una condizione clinica che si verifica quando la quantità di ossigeno disponibile nel sangue ridotta, non risulta essere responsiva alle somministrazioni di ossigeno; si manifesta con aumento degli atti respiratori e dispnea.
Gli shunt polmonari che si creano a causa del collasso degli spazi aerei inducono il Sanitario Esperto ad adottare un trattamento di ossigenoterapia mirato a migliorare gli scambi gassosi e incrementare i valori deficitari di ossigeno circolante.
L’ossigenoterapia consiste nella somministrazione di O2 in una concentrazione maggiore di quella presente nell’aria ambiente.
Il trattamento con O2 può essere applicato sia in situazioni di acuzie, per il periodo necessario a superare l’evento acuto; sia a lungo termine, quando esiste una grave ipossiemia cronica stabilizzata (OTLT).
Tutti i pazienti con insufficienza respiratoria cronica e con grave ipossiemia arteriosa suscettibile di correzione possono essere trattati con OTLT, anche se l’indicazione provata al momento solo per i soggetti affetti da IRC secondaria a broncopneumopatia cronica ostruttiva.
La ventilazione meccanica a pressione negativa (NPV) in grado di migliorare il pattern del respiro, i gas ematici arteriosi e di diminuire il carico di lavoro dei muscoli respiratori, assolvendo in tal modo agli obbiettivi della ventilazione meccanica.
Nello studio è stata dimostrata un’associazione significativa tra ventilazione non invasiva e riduzione della mortalità rispetto all’ossigeno-terapia standard negli adulti con insufficienza respiratoria acuta ipossiemica (risk ratio 0.4 con uso di NIV in maschera facciale; e 0.8 con uso del casco).
La ventilazione non invasiva e l’ossigenoterapia ad alto flusso con cannule nasali sono state inoltre associate a un rischio più basso di intubazione oro-tracheale.
Le probabili limitazioni dello studio potrebbero essere l’inclusione di pazienti con una ampia gamma di gravità di insufficienza respiratoria (basata sul rapporto Pa O2 : F IO 2 basale ); che di per se rappresentano una fonte di potenziale intransibilità.
CALABRESE MICHELE
FONTE:
jamanetwork.com
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