Continua giovedì 24 novembre, alle ore 15.00, nell’Aula Grande Nord (Via Sergio Pansini, 5- Ed.19, Napoli), all’interno del Policlinico Federico II, l’appuntamento gratuito ed aperto a tutti con il ciclo di eventi #NONSOLOMEDICINA.
L’evento intitolato “Emergency: medicina di guerra, progetto di pace” avrà come protagonista Gino Strada, medico e attivista italiano, fondatore di Emergency, che illustrerà la cooperazione sanitaria internazionale affrontando il tema del diritto e dell’accessibilità alla cure in Italia
Gino Strada esporrà inoltre le modalità per collaborare con l’associazione, che ricordiamo essere stata fondata nel 1994 per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà, promuovendo una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani e che ad oggi ha curato oltre 7 milioni di persone.
Il ciclo di eventi, promosso dalla Scuola di Medicina e Chirurgia e dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, offre appuntamenti di grande interesse a tutti gli studenti, docenti e professionisti della salute. I protagonisti degli eventi sono pietre miliari del mondo dell’arte, della cultura, dello sport e dello spettacolo, che attraverso le loro esperienze mirano ad integrare la formazione e la promozione di una salute a 360°.
#NONSOLOMEDICINA ha avuto come protagonisti, personaggi del calibro di Vincenzo Salemme, Maurizio De Giovanni, Gennaro Rispoli, Edoardo Bennato…
“Siamo felici di ospitare, presso la nostra Scuola di Medicina e Chirurgia, Gino Strada, un esempio, a livello mondiale, di una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani. Una Scuola di medicina non deve limitarsi all’insegnamento dell’anatomia, della fisiologia e degli aspetti scientifici del corpo umano“, spiega Luigi Califano, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia Federico II.
“L’incontro con Gino Strada ci consentirà di ampliare la nostra capacità di osservazione della realtà sanitaria. Siamo troppo spesso uniformati ad una visione parziale e pericolosamente rassicurante della salute e della sanità. Abbiamo bisogno di guardare fuori dalle dinamiche dei nostri micro contesti perché è dal pluralismo delle idee e da rinnovate scale di priorità che nascono percorsi concreti per un’assistenza sanitaria di qualità e più vicina ai bisogni delle popolazione”, sottolinea Vincenzo Viggiani, direttore generale dell’AOU Federico II.
Una bella esperienza che permette a noi, protagonisti e narratori del mondo della salute di essere sempre più vicini al mondo dell’arte e della cultura.
Florence Nightingale affermava “L’assistenza è un arte; e se deve essere realizzata come arte, richiede una devozione totale e una preparazione, come qualunque opera di pittore o scultore, con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano, il tempio dello Spirito di Dio. E’ una delle belle arti, anzi la più bella delle arti”, e perchè non approfittare di ogni occasione per integrare, arricchire di elementi sempre nuovi e dinamici l’arte dell’assistenza?
Tali iniziative, a mio parere, contribuiscono ad avvicinarci in modo sempre più empatico al paziente, ricordandoci che nonostante il tram tram quotidiano dettato dai rigidi ritmi dell’U.O dietro quell’utente c’è un uomo che come me ride ai film di Salemme, che fa volare la fantasia leggendo i romanzi di De Giovanni, che si emoziona ascoltando le canzoni di Bennato.
In una logica di umanizzazione delle cure, bisogna sempre sottolineare che la “cura” riguarda un mondo intero di relazioni, sia professionali che affettive, dire “il paziente è al centro”, non basta, anche il pallone è al centro del campo da gioco, ma ci sono ben 22 giocatori. Così la centralità del paziente può significare tutto e niente, variando in base al gioco prospettico in cui è inserita, prendersi cura del paziente a 360° significa mettere al centro la relazione terapeutica in tutte le sue molteplici manifestazioni.
L’assistenza infermieristica è un ponte di umanità, l’infermiere quotidianamente si fa testimone dell’umano, testimoniando l’uomo che accoglie, in piena scienza e coscienza, attraverso i gesti che curano perchè qui non parliamo di mere azioni, ma di qualcosa di più e di diverso. Ricevendo un gesto il paziente non riceve solo una risposta alle proprie necessità, ma sente la sua dignità sollevarsi e il suo essere persona confermarsi.
Riprendendo le parole del Dott. Edoardo Manzoni: “Così noi infermieri, ogni giorno possiamo salvare il mondo. Perchè l’umanità è il posto degli umani”.
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