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Niente smartphone a scuola: la salute mentale dei giovani ne beneficia. Lo studio norvegese

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Niente smartphone a scuola: la salute mentale dei giovani ne beneficia. Lo studio norvegese
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La privazione dello smartphone e, per estensione, dei social giova alla salute mentale dei più giovani, almeno in alcuni contesti. Questa la conclusione a cui è giunto uno studio dell’Istituto norvegese della sanità pubblica, coordinato dalla ricercatrice Sara Abrahamsson.

La ricerca ha preso in esame 400 scuole medie norvegesi che hanno bandito l’uso degli smartphone durante le ore di lezione, attingendo a tre fonti di dati: un sondaggio nazionale sugli alunni, i registri demografici e un sondaggio sulle politiche adottate dai singoli istituti. In tal modo ha stabilito che questa misura si traduce in effetti positivi di varia natura.

A beneficiare del divieto sarebbero soprattutto le studentesse, che hanno evidenziato un “calo significativo” dello sviluppo di malattie di natura psicologica. A distanza di tre anni dall’introduzione del divieto la richiesta di consulti di specialisti di salute mentale è infatti calata del 60%. Le giovani avrebbero inoltre maturato un miglioramento delle prestazioni scolastiche.

Gli effetti sugli studenti maschi, invece, sono decisamente più contenuti, ma è interessante notare come la decisione di bandire i telefoni abbia comunque impattato sui fenomeni di bullismo, maschile e femminile che sia. Grazie anche alla presenza di adeguate politiche di contrasto, la privazione scolastica degli smartphone si sarebbe tradotta in un calo del 40% circa di violenze e vessazioni. Gli esiti dell’analisi risultano ancora più marcati per i figli delle famiglie a basso reddito, più propensi a essere distratti dagli smartphone.

Lo studio norvegese sulla privazione scolastica degli smartphone è finito al centro di un acceso dibattito pedagogico online. Da una parte c’è chi vede rafforzata la propria convinzione che alcuni lati della digitalizzazione siano deleteri per la salute mentale dei giovani. Dall’altra c’è chi obietta che i divieti non rappresentino una soluzione lungimirante e che i problemi di salute mentale dei giovanissimi debbano essere contrastati in altri modi (dall’alfabetizzazione digitale all’istituzione di norme che tengano a bada gli abusi delle Big Tech).

I risultati dello studio norvegese sono riecheggiati anche nel Regno Unito, dove il governo sta d’altronde vagliando la possibilità di impedire la vendita degli smartphone e la creazione di account social agli under-16.

Redazione Nurse Times

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