Secondo gli esperti, è importante che i giovani tornino a vivere “esperienze reali”, trascorrendo meno tempo davanti a uno schermo.
Quando arriva il report dello smartphone che mi comunica di quanto sia aumentato o diminuito il tempo che ci ho trascorso incollata, ho sempre un nodo allo stomaco, simile a quello che ti piglia prima di un esame. E se capita, e capita, che la percentuale di utilizzo sia schizzata a livelli imbarazzanti, mi sento assolutamente in colpa, e per quanto mi agiti a trovare alibi, l’auto giudizio è pesante.
Ecco, però, che quella che per un adulto è una funzione odiata ma utile per capire se si è andati un po’ troppo oltre il limite, per un adulto che è anche genitore può essere uno strumento indispensabile, se si hanno figli che possiedono uno smartphone. Perché se è vero che ad abusare del fu “telefonino” sono adulti, ragazzi, a volte bambini, sono i boomer quanto i millenials e i Gen Z, è vero anche che su questi ultimi gli effetti nocivi si fanno sentire di più. E probabilmente non per il fatto che un teenager trascorra più ore di sua madre (o sua nonna) con gli occhi piantati sullo schermo, ma perché a parità di ore, da una parte c’è in corso uno sviluppo psico-fisico, dall’altra no.
Su questo piano, poi, la pandemia ha fatto disastri, diventando soprattutto per i ragazzi (ma pure per per chi li accudisce) una questione di salute mentale. Com’era intuibile, un mondo attorno che si ammala e allo stesso tempo si restringe, confinando la vita tutta tra le mura di casa, una pandemia che isola, che separa fisicamente dagli amici, dai compagni di studio e di sport, dai fidanzati, dai nonni, per non dire di quando colpisce la salute, ha traslato le vite di giovani di tutto il mondo al 90% on line.
Al punto che, per esempio, il governo inglese ha avanzato una proposta di legge per vietare l’uso dello smartphone a scuola, anche nelle ore di ricreazione, motivando la stretta, come ha spiegato il ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson, con l’idea che i cellulari non siano “solo fonte di distrazione il loro uso improprio o eccessivo può infatti arrivare a danneggiare la salute mentale di uno studente. Voglio mettere fine a tutto questo eliminando i cellulari durante le ore scolastiche”.
A dargli ragione arrivano oggi sia i dati raccolti da HBSC (Health Behaviour in School-aged Children, Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare) per un recente studio internazionale trasversale dell’Oms per monitorare la salute e il benessere degli adolescenti di 11, 13 e 15 anni in Europa e in Nord America, sia quelli di un’altra ricerca, pubblicata il 19 ottobre 2021 su The Lancet Child & Adolescent Health, che esamina la relazione tra attività fisica, tempo davanti allo schermo e benessere mentale negli adolescenti. I ricercatori hanno scoperto che più tempo davanti allo schermo e meno attività fisica sono associati a una minore soddisfazione della vita e a più disturbi somatici.
Uno scarso benessere mentale, conseguentemente, può portare a problemi di sviluppo, difficoltà a raggiungere gli obiettivi educativi e influire negativamente sulla salute generale. Al contrario, svolgere attività fisica con regolarità contribuisce a migliorare il benessere mentale, inteso come stato di emozione e di umore positivo, e allo stesso tempo trascorrere più di due ore al giorno davanti a uno schermo aumenta i disturbi psicosomatici (mal di testa, mal di stomaco, mal di schiena, obesità, irritabilità, difficoltà nel prendere sonno…), incide negativamente sullo sviluppo cognitivo e socio-emotivo. I ricercatori scrivono.
“Collettivamente i nostri risultati forniscono supporto per l’attuale raccomandazione sul tempo di utilizzo dello schermo ricreativo di due ore o meno al giorno e la raccomandazione sull’attività fisica di 60 minuti o più al giorno per la salute e il benessere”, poiché hanno osservato che “gli effetti negativi del tempo trascorso davanti allo schermo sugli adolescenti sembrano essere correlati a quanto tempo hanno trascorso davanti agli schermi, con le ragazze che hanno sperimentato un minore benessere mentale oltre le due ore di tempo davanti allo schermo al giorno e i ragazzi oltre le quattro ore al giorno”. Non solo: l’attività fisica risulta essere benefica per la salute mentale degli adolescenti indipendentemente dal tempo trascorso davanti allo schermo.
Scrivono i ricercatori che hanno analizzato i dati dell’Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), che ha studiato la salute e il benessere di 577.475 adolescenti provenienti da 42 paesi in Europa e Nord America: “Le future strategie di salute pubblica per promuovere il benessere mentale degli adolescenti dovrebbero mirare alla riduzione del tempo davanti allo schermo e all’aumento dell’attività fisica contemporaneamente. Data l’importanza dei comportamenti sanitari per la salute e il benessere della popolazione, la futura ricerca prospettica dovrebbe indagare la causalità delle associazioni congiunte di tempo davanti allo schermo e attività fisica ed esaminare le interrelazioni tra i tipi di tempo davanti allo schermo, la dose e i tipi di attività fisica e il benessere mentale degli adolescenti”.
E ancora, uscire di casa non per ritrovarsi in compagnia a capo chino sullo schermo, ma per fare delle cose, magari imponendosi di non tirare fuori dalla tasca lo smartphone. Soprattutto, come scrive su Repubblica il professor Giuseppe Lavenia (psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’associazione nazionale dipendenze tecnologiche, GAP e cyberbullismo Di.Te e docente di Psicologia delle dipendenze tecnologiche all’Università E-Campus), i pre-adolescenti devono essere aiutati a “costruire occasioni di incontro nella vita reale in cui possano fare esperienza dell’altro vis-à-vis, mettere in gioco le emozioni legate al corpo, l’emotività, le sensazioni, il contatto e possano rendersi conto che le amicizie non devono solo essere mediate da uno schermo”.
E conclude: “Invitiamoli a praticare uno sport con regolarità: li aiuterà non solo a stare meglio fisicamente, a fare amicizie, a interagire con gli altri, a imparare regole di interazione sociale, ma anche a stimolare la produzione di molecole che favoriscono il buon umore, come le endorfine e la serotonina, a ridurre il livello di cortisolo nel sangue, l’ormone coinvolto nello stress e nella depressione. Facciamoli tornare alle esperienze reali, occupiamoci di prevenzione”. Sì, perché anche su queste derive che poi sembrano diventare irreversibili, si può giocare d’anticipo.
Redazione Nurse Times
Fonte: Elle
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