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Mobilità nel pubblico impiego e blocco del nulla osta preventivo: la protesta degli infermieri

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Coordinamento Nazionale USB e blocco nulla osta preventivi "non si esclude sit-in presso il Ministero" 1
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Grazie alla legge 114/2014, art. 4,  “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” viene abolito quanto era previsto dal CCNL integrativo del 2001 (VEDI)

Di fatto mentre in precedenza per l’acceso alla mobilità era necessario solo il nulla osta dell’amministrazione ricevente lasciando un termine massimo di 3 mesi all’amministrazione cedente per ricercare un sostituto; grazie alla 114/2014 il trasferimento può venire bloccato se manca l’assenso dell’amministrazione di appartenenza.

E’ il dramma che vivono tantissimi infermieri che ricevono il diniego al nulla osta preventivo da parte delle pubbliche amministrazioni; tanto da impedire il ricongiungimento familiare.

Sono diverse le proteste che giungono puntualmente alla nostra redazione, soprattutto a ridosso di avvisi di mobilità interregionali/regionali come quella che interessa territori del sud come Salerno (VEDI).

L’articolo 4 recita “Le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico
mediante passaggio diretto di dipendenti di cui all’articolo 2, comma 2, appartenenti a una qualifica corrispondente e in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento, previo assenso dell’amministrazione di appartenenza...”

Continuando nello stesso articolo 4 viene specificato: “Sono nulli gli accordi, gli atti o le clausole dei contratti collettivi in contrasto con le disposizioni di cui ai commi 1 e 2...” .

Tutto ciò è inaccettabile perchè esiste già il blocco della mobilità grazie all’art. 35 del dlgs 165/2001 al comma 5 bis che prevede: “i vincitori dei concorsi devono permanere nella sede di prima destinazione per un periodo non inferiore a cinque anni. La presente disposizione costituisce norma non derogabile dai contratti collettivi.”

La tendenza delle P.A. è di non concedere il nulla osta per evitare la sostituzione di chi è già in servizio, con una durata di 5 anni dall’immissione in ruolo quale garanzia per le aziende che hanno espletato le procedure concorsuali.

Diverse le prese di posizione a riguardo tutte riprese dal nostro giornale, con l’avvio di una raccolta firme per realizzare una legge di iniziativa popolare (VEDI), o proteste estreme da parte di alcune organizzazioni sindacali, tra cui Fials Bologna (VEDI), e con la raccolta di testimonianze di colleghi (VEDI).

Raccogliamo l’appello del sindacato Nursind che in questi giorni sta avviando una serie di incontri istituzionali in Parlamento con alcuni gruppi politici per proporre la modifica dell’attuale decreto in tema di mobilità volontaria (VEDI).

Secondo Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind “sarebbe auspicabile ritornare a quanto prima era previsto dal contratto, cioè con preavviso di 30 giorni da parte del dipendente e un massimo di tre mesi da parte dell’azienda cedente. 

Ciò faciliterebbe un turnover di personale che certamente sarebbe da deterrente sul triste fenomeno sempre in costante crescita  della  migrazione di personale infermieristico all’estero. 

L’eventuale modifica del decreto consentirebbe un grande flusso di personale sanitario che, mobilità a parte, potrebbe partecipare senza problemi a bandi per incarico a tempo determinato o eventualmente utilizzare l’istituto del comando”.

“Intanto si ha notizia – continua Bottega – che alcuni deputati della Commissione Affari Istituzionali, in primis l’onorevole Teresa Piccione del PD, e della Commissione Lavoro con l’onorevole Andrea Cecconi del Movimento 5 Stelle, stiano immediatamente lavorando sul parere di modifica”.

 

Giuseppe Papagni

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