Lo sostiene uno studio sull’ertugliflozin, presentato durante il congresso dell’American Diabetes Association.
Le malattie del cuore e il diabete costituiscono un’alleanza frequente e spesso pericolosa, tanto che il 12% dei diabetici è vittima di scompenso cardiaco. Si tratta, come spiega il portale di Humanitas, rinomato polo ospedaliero del Milanese, di una problematica causata dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di soddisfare il corretto apporto di sangue a tutti gli organi. Una situazione clinica non sempre evidente nello stadio precoce, tanto che la malattia può essere asintomatica.
Un nuovo farmaco, però, mostrerebbe alcuni benefici nel ridurre del 30% i ricoveri in questo gruppo di pazienti. A sottolinearlo sono i risultati di un ampio studio presentato nel corso dell’80esimo congresso dell’American Diabetes Association e illustrato nel dettaglio nel corso di una web conference. Lo studio ha valutato l’efficacia e la sicurezza di ertugliflozin, una soluzione medicinale che rappresenta una nuova opzione terapeutica di Msd nella classe dei coiddetti SGLT2 inibitori, testata su oltre 8.200 pazienti diabetici affetti da malattia cardiovascolare. “I risultati hanno dimostrato che il nuovo farmaco, oltre a curare il diabete, ha anche un’azione protettiva a livello cardiaco”, ha confermato Pasquale Perrone Filardi, ordinario di Cardiologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Lo studio si inserisce, come detto, nell’ambito della ricerca che mette in correlazione il diabete con le problematiche cardiovascolare, anche in virtù del fatto che, come sottolineano gli esperti, un paziente su tre ricoverato per scompenso cardiaco ha il diabete di tipo 2. “Attraverso diversi meccanismi il diabete danneggia il cuore, aumentando il rischio di problemi sia a livello funzionale che morfologico, e inducendo la cosiddetta cardiomiopatia diabetica, che riduce l’efficienza del cuore nel pompare il sangue nel resto del corpo”, ha spiegato Andrea Giaccari, professore associato di Endocrinologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Lo studio, come emerso durante la presentazione, ha sottolineato la possibilità della riduzione di circa un terzo dei ricoveri per scompenso cardiaco, oltre a ridurre il declino della funzionalità renale, un altro problema spesso connesso al diabete non curato. Fino a prima del Covid-19, ha infine argomentato Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di Msd Italia, “il termine pandemia era noto solo agli addetti ai lavori e c’era poca consapevolezza del fatto che ci fosse già una pandemia silenziosa, quella del diabet”. Tenerlo sotto controllo è particolarmente importante soprattutto in questa fase, “visto che il 25% dei ricoverati per Covid-19 ha anche il diabete, condizione che ne aumenta il rischio di forme gravi”.
Redazione Nurse Times
Fonte: SkyTg24
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