E’ ancora in stand-by, la promessa de gli alloggi per gli infermieri a prezzi calmierati in Lombardia. Una promessa, quella arrivata dall’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, che dovrebbe diventare effettiva soprattutto per le province di Como e Varese eche mira ad arginare la fuga di 4mila infermieri verso la Svizzera, recuperando i 10mila che mancano nella stessa Lombardia.
Gli alloggi residenziali degli enti sanitari sono 843, di cui 542 sfitti o inagibili. La delibera invita la Giunta a reperire le risorse all’interno del piano di bilancio per riqualificarli e metterli a disposizione del personale. “Una mezza vittoria – commenta Massimo Coppia, segretario Uil Fp Lario e Brianza -, perché noi, oltre che gli alloggi a prezzi calmierati e gli incentivi per far comprare le case ai nostri sanitari, vorremmo destinare una Zes per incentivi economici per quanto riguarda le buste paga dei nostri dipendenti”.
E non dimentichiamo che anche il provvedimento promesso con la Legge di Bilancio, ossia l’indennità di frontiera da ricavare attraverso il “contributo sanitario” obbligatorio dei frontalieri, non è ancora entrato in vigore. Un provvedimento, quest’ultimo, che ovviamente non va giù a oltre 80mila frontalieri, da mesi pronti alla battaglia legale per non dover pagare dal 3 al 6% del reddito imponibile.
E intanto per gli infermieri lombardi resta la tentazione degli stipendi d’oro che, a parità di orario, vengono riconosciuti a chi decide di andare a lavorare in Svizzera. Oltreconfine, con l’abilitazione in tasca, si guadagna il 46,2% in più, ovvero 5.500 euro lordi, contro lo stipendio di 2.600 euro che in Italia viene riconosciuto a un primario. Così, nonostante l’aumento del 4% concesso l’anno scorso, è difficile competere per gli ospedali di Como e Varese, dove i 33.900 euro l’anno sembrano una sciocchezza, se paragonati agli oltre 70mila euro lordi promessi a chi sceglie una qualsiasi clinica del Canton Ticino.
Redazione Nurse Times
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