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L’Ipasvi risponde al presidente Soi: «Nessuna sovrapposizione di professioni»

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L'Ipasvi risponde al presidente Soi: «Nessuna sovrapposizione di professioni»
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Secca replica di Barbara Mangiacavalli a Matteo Piovella, che ha accusato gli infermieri di sostiuirsi talvolta ai medici.

L'Ipasvi risponde al presidente Soi: «Nessuna sovrapposizione di professioni» 1
Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana.

«Lascia esterrefatti la dichiarazione rilasciata ieri dal presidente della Società oftalmologica italiana, che nella polemica aperta ormai da anni tra oculisti, ottici e optometristi, tira in ballo in modo del tutto improprio gli infermieri».

È questo il commento di Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi, su quanto affermato in un comunicato da Matteo Piovella, presidente Soi. Costui ha tra l’altro sottolineato come sia “indispensabile informare i cittadini che, quando un infermiere porta sul cartellino di riconoscimento la scritta dottore/dottoressa e si fa chiamare di conseguenza, si rende responsabile, assieme all’amministrazione ospedaliera e ai dirigenti medici, di un grave reato, impedendo ai pazienti di esercitare il loro diritto di controllo dell’iter di cura a loro prestato e delle eventuali azioni legali collegate”.

Secondo la presidente Ipasvi, Piovella «tira in ballo nel peggiore dei modi gli infermieri, accusandoli di voler in qualche modo sovrapporre la loro professione a quella medica». Non solo. Mangiacavalli ritiene pure che lo faccia in maniera impropria, lasciando credere che negli ospedali i cartellini di riconoscimento sui camici dei professionisti non indichino “medico” o “infermiere”, ma confondano i pazienti con la dicitura “dottore” (peraltro propria della professione infermieristica, esercitata in base a una laurea), cosa che non risponde al vero.

E ancora: «Che gli infermieri svolgano compiti propri della professione medica non solo è da escludere, ma configura un’accusa pesante, alla quale eventualmente risponderemo nelle sedi opportune. L’infermiere fa ciò che il suo profilo professionale detta (ormai da un quarto di secolo) e quello che la sua professionalità negli anni gli ha permesso di acquisire, senza sovrapporsi ai compiti del medico. Se il presidente Soi ha notizia di casi anomali, ci piacerebbe conoscerli, perché l’abuso della professione non rientra nel nostro bagaglio culturale. Così come non vi rientra l’essere accusati in modo generico e fuorviante di quello che, se realmente commesso, sarebbe un reato».

La presidente è un fiume in piena: «Dispiace che il presidente Soi porti esempi di situazioni limite come quelle dei Paesi più poveri, utilizzando l’immagine impropria delle suore che si sostituirebbero a tutto e a tutti. Certo, spesso sono loro a intervenire per prime, ma è sotto gli occhi di tutti ormai da anni l’azione di associazioni tipo Medici Senza Frontiere o la stessa Organizzazione mondiale della Sanità, che sono presenti e attive in questi Paesi. E lo sono con le professionalità giuste nel momento giusto».

Concludendo: «Ribadisco che gli infermieri sono disponibili alla massima collaborazione multiprofessionale, ma mai si sognerebbero di commettere abusi. E mai accetteranno passivamente di esserne accusati con dichiarazioni prive di fondamento».

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