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L’infermiere e la ricerca

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"Ho un tumore, in Norvegia sopravviverei di più"
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Mi piacerebbe poter iniziare quest’editoriale con un aforisma di Carl Sagal – famoso astronomo, divulgatore scientifico ed autore di fantascienza statunitense del Novecento – sull’argomento “ricerca”:

Da qualche parte, qualcosa di incredibile è in attesa di essere scoperto

Oggigiorno, con la continua e rapida produzione ed evoluzione delle conoscenze scientifiche è pressoché impensabile  poter padroneggiare lo scibile di una disciplina.

Gli infermieri – prontamente – hanno avviato così da tempo un percorso di professionalizzazione che li vede ormai protagonisti attivi nel produrre salute, autonomi nella pianificazione, gestione e valutazione delle cure infermieristiche e, pertanto, anche responsabili dei risultati ottenuti o non ottenuti poiché l’infermieristica, è una disciplina in continua evoluzione e, al pari di tutte le altre discipline, necessita di una revisione continua per garantire una pratica clinica assistenziale sicura ed efficace.

Alla luce di questo nuovo “profilo”, l’infermiere deve essere competente nell’esercizio della professione e deve conoscere quali interventi abbiano superato le prove di efficacia del metodo scientifico e quali invece abbiano mostrato risultati dubbi o addirittura nulli o dannosi.

Anche se oggi la divulgazione scientifica è molto diffusa e alla portata di tutti, le conoscenze in ambito sanitario permangono molto complesse e solo un professionista, con il suo background di conoscenze e competenze costantemente aggiornate, è in grado di aiutare il paziente a prendere le giuste decisioni in merito alla sua salute.

Poniamo, ad esempio, il caso di una persona che cominci a notare nel suo genitore dei disturbi di memoria. Si rivolge ad un centro geriatrico dove viene fatta una diagnosi di Malattia di Alzheimer.

A questo punto inizia un percorso, nella vita di questa persona, in cui l’aiuto di un professionista della salute è di fondamentale importanza.

Il familiare potrebbe pensare che la cosa migliore da fare sia prendersi cura giorno e notte del proprio genitore, ma l’infermiere, che conosce lo stato della ricerca in quest’ambito, gli dirà che le evidenze scientifiche hanno dimostrato che prendersi delle pause dall’assistenza, non trascurare i propri hobby ed amicizie e partecipare a gruppi di auto-aiuto contribuiscono a vivere il caregiving (chi, a livello familiare o professionale, presta assistenza ad un malato) in maniera più serena, con livelli di stress sopportabili (in modo duraturo) ed aiutandolo (inoltre) a prendere così decisioni più consapevoli.

Negli ultimi anni, la diffusione dei risultati della ricerca scientifica, unitamente alla promozione di una cultura basata sull’appropriatezza e sull’efficacia, hanno permesso lo sviluppo dell’Evidence Based Nursing, e di conseguenza, di un’assistenza infermieristica fondata su prove oggettive che costituiscono una guida sicura per il professionista.

Bisogna sempre aggiornarsi, conoscere, curiosare, scoprire …

Non darsi mai per vinti, non gettare mai la spugna – soprattutto – innanzi agli insuccessi poiché, come diceva il grande Winston Churchill (politico, storico e giornalista britannico):

Il fallimento non è fatale : è il coraggio di andare avanti che conta

Scriveteci a: 

re*******@nu********.org











Scupola Giovanni Maria

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