Si dice sia il lavoro più antico del mondo… e non è quello della “prostituta” (anche se ancora troppo spesso, ad essa viene associata la figura dell’infermiera, vedi i travestimenti durante il carnevale o come viene rappresentata in alcuni programmi in TV).
Dico sempre e non per presunzione o egocentrismo che chi non svolge questa professione, l’infermiere, non potrà mai capire fino in fondo chi è, cosa fa e soprattutto cosa prova e come cambia e si modifica la propria vita dal momento in cui decide di intraprendere questa strada.
Raramente gli si riconoscono dei meriti, più spesso e più facilmente invece, finisce sulle pagine dei quotidiani o dei social per fatti negativi associati alla malasanità.
L’infermiere è quella persona che, da qualche anno a questa parte, a causa dei tagli imposti dal governo, si barcamena tra un’assunzione interinale e un avviso a tempo determinato per brevi periodi, da una città all’altra dell’Italia, nel migliore dei casi, fino a trasferirsi all’estero lasciando a malincuore le proprie radici se non addirittura famiglia e figli, spesso piccoli.
Questo, sarà un articolo, di una lunga serie spero, volto a far capire ai più, questa bistrattata professione.
Vi siete mai chiesti come ci si possa sentire o come reagireste nella quotidianità stando per gran parte della giornata a contatto con persone non in salute?
È una scelta, è vero, ma credo sia giusto che, anche chi non svolge questo lavoro, faccia almeno una volta nella vita questa riflessione per poter immedesimarsi e far proprio il significato più profondo di una professione che da sempre ha scelto di porsi a fianco degli assistiti e delle loro famiglie e non contro!
Troppo spesso passa il messaggio che la decisione di intraprendere questa strada, tra l’altro non così semplice come viene descritta, sia solo per “San Paganino”, lo stipendio sicuro che si percepisce ogni 27 del mese.
Di fatto non è così e la retribuzione non è più tanto sicura come accennavo all’inizio, dal momento che si è costretti ad accontentarsi di contratti a termine e/o a proporsi in strutture che tutto fanno fare, tranne ciò che ci compete, che sappiamo fare e per cui abbiamo studiato.
Permettetemi di ricordare che per diventare infermieri, è necessario conseguire una laurea e si ha l’obbligo della formazione continua.
Troppo poco un solo articolo per dirvi e raccontarvi tutto ciò che vorrei ma è solo l’inizio, per aprire le porte di un mondo, a mio avviso e nonostante tutto stupendo, che spero vi affascinerà e che riuscirà a sfatare dei miti negativi e fuorvianti che tanto compromettono 3 regole base: SAPERE, SAPER FARE E SAPER ESSERE.
Consuelo Filippi
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