Prima delle festività natalizie il governo, con l’ultimo passaggio al Senato della Repubblica, ha licenziato definitivamente la legge di stabilità o legge finanziaria per il 2016 e per il triennio sino al 2018.
In realtà le notizie per il settore sanitario non sono entusiasmanti con la conferma più o meno del finanziamento del SSN a 111 miliardi (2,1 miliardi in meno rispetto al 2015) con i tagli trasferiti di conseguenza alle regioni le quali saranno costrette a falcidiare i loro fondi e introiti sulla sanità.
Insomma ci ritroviamo di fronte al solito copione: da un lato lo stato chiude la riga del bilancio con una parvenza di sorriso di uno scolaretto che ha fatto tutti i compiti assegnati, dall’altro lo stesso governo centrale delega in toto alle Regioni e ai Direttori Generali la gestione della patata bollente. Inoltre le regioni, che non avranno il piano di rientro come spada di Damocle, rappresentate dai governatori dovranno sottoporre le Aziende sanitarie a controlli strettamente economici ogni 30 Giugno con la possibilità di applicare loro una sorta di piano di rientro su scala provinciale o aziendale. Il governo ha anche annunciato la solita spending-rewiew che taglia poco e quel poco che si taglia non si sa, vedi decreto “appropriatezza” che comunque meriterebbe altro approfondimento seppur mantenendo assicurati i LEA (come annunciato dal governo).
L’abbattimento della spesa si interseca a doppio filo con la riduzione dei posti letti (piani di riordino ospedalieri) sinonimo di spesa sanitaria per eccellenza, che in realtà ci trova al di sotto della media europea di circa 2 posti letto per 1000 abitanti, questione che di conseguenza deve portare all’incremento sostanziale di potenziamento dell’assistenza territoriale vero asso nella manica sia per la fiscalità generale, per l’offerta sanitaria e sia per la professione infermieristica quale baluardo delle attività sanitarie per eccellenza.
Purtroppo non tutte le regioni hanno le capacità di garantire tutto ciò e prima o poi la questione va risolta anche attraverso l’aumento di responsabilità delle dirigenze tutte (in ottica multidisciplinare) sugli intereventi sanitari più che sul rispetto dei soli paletti economici a discapito della comunità.
La sensazione per questa finanziaria è che la spesa sia pur programmata e con dei paletti porti inevitabilmente a due esiti: o si sforano i parametri economici oppure si offre una sanità fatta di servizi non all’altezza. Il tutto conferma che non solo la sanità abbia bisogna di riforme strutturali, di ampliamento delle risorse umane ma di conseguenza anche di aumenti di spesa spesso cozzando con la storia che più si offre ai cittadini più i cittadini richiedono. Ma questa è un’altra storia.
Altre misure prevedono la revisione dei LEA con apposite commissioni (oltre a quelle parlamentari) che serviranno non solo alla loro modifica o ampliamento ma anche e soprattutto alla corretta somministrazione su tutto il territorio nazionale affinchè non ci siano differenze di livelli assistenziali tra regioni. Si prevedono anche commissioni, o meglio unità operative istituzionalizzate di Risk Management ed una nuova disciplina per i contratti di acquisti di beni e servizi per le categorie merceologiche di tipo sanitario.
Ma, notizia importante è il via libera alle assunzioni. Con l’avvallo alle Regioni per prorogare i contratti flessibili al 31 Ottobre 2016 ed entro il 31 Dicembre le stesse dovranno bandire concorsi per il personale sanitario tra cui quello infermieristico. Tra l’altro manovra figlia delle nuove norme sull’orario di lavoro che ha costretto in primis il Ministro Lorenzin e poi il Consiglio dei Ministri a porvi rimedio.
Alla fine la sensazione è che il governo abbia chiaramente – meno chiare le dichiarazioni di facciata – demandato alle Regioni tutto il corpo della legge finanziaria in materia sanitaria soprattutto per quanto riguarda gli ampliamenti di personale e di migliorie strutturali legandole solo ed esclusivamente a futuri risparmi ed a paletti economici oramai trend inossidabile nella gestione della materia sanitaria in questo paese.
Nicola Tortora
Allegati
Relazione alla legge di stabilità
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