Il presidente dell’associazione di Diritto Infermieristico, dott. Mauro Di Fresco risponde al comunicato dell’ASST di Monza in merito alla vicenda che ha visto protagonista un infermiere che “ha lasciato un paziente tutta la notte con vomito” (VEDI)
Questa Associazione prende atto del comunicato stampa pubblicato dall’ASTT Monza e respinge tutto quanto ex adverso ritenuto diffamatorio e propagandistico. L’A.A.D.I. si è attenuta alle informazioni pubblicate sul giornale e, comunque, la modalità dei fatti e l’archiviazione della contestazione disciplinare formulata contro l’infermiere sono tutte questioni inutili e defatigatorie oltre che fuorvianti perché questa Associazione ha contestato la carenza organica nel servizio de quo con particolare riguardo al personale subalterno all’infermiere, dedicato PER LEGGE, a svolgere “mansioni integrate di assistenza al malato particolarmente in ordine alle operazioni di pulizia, di alimentazione, di riassetto del letto e del comodino del paziente e della disinfezione dell’ambiente, trasporto, ritiro e consegna della biancheria, medicinali, vitto, materiali sanitari e organici nonché pulizia, preparazione e disinfezione del materiale sanitario e dei locali assegnati, trasporto dei rifiuti e del materiale infetto”.
Le ragioni poste a sostegno della diffida sono state più che validate da fonti legislative e giurisprudenziali in materia. E’ quindi evidente che il punctum dolens riguarda essenzialmente l’assenza di figure di supporto dell’infermiere che costringono questi ad espletare tutte le attività igienico-domestico-alberghiere, si ripete, punite dalla legge a titolo risarcitorio per lesione patrimoniale della professionalità. Quanto qui si afferma e si evidenzia, non è ufologia, ma giurisprudenza acclarata e granitica così come hanno confermato le Sezioni Unite Civili della Suprema Corte di Cassazione con sent. n. 26972 dell’11 novembre 2008, più volte ribadita e recentemente confermata con argomentazioni logico-giuridiche irrefutabili.
Quindi a meno che l’ASST Monza non ci garantisca che gli infermieri non sono pedissequamente adibiti a forza lavoro ausiliaria, dimostrando con pianta organica alla mano la copertura dei carichi di lavoro di dette attività complementari di assistenza diretta al paziente, questa Associazione continuerà a tutelare la dignità professionale degli infermieri ed a ribadire la necessità di organizzare l’assistenza tenendo conto dei bisogni primari della persona che devono essere solo individuati e gestiti in termini organizzativi dall’infermiere, con l’onere di vigilare che il personale subalterno li esegua correttamente, onde valutare il feedback della prestazione assistenziale diretta svolta da altri.
L’infermiere è un professionista intellettuale (art. 2229 C.C.) e non un manovale da utilizzare per tappare tutte le carenze organiche.
Pertanto, concludendo, l’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico respinge quanto pubblicato nella sola parte che riguarda l’utilizzo improprio dell’infermiere; per il resto l’Associazione è estranea al contenuto dell’articolo giornalistico. Tra l’altro non è stata l’Associazione a pubblicizzare il fatto né a dichiarare sul giornale di aver redarguito l’infermiere; se non volete che una questione non si sappia, semplicemente non diffondetela.
L’Associazione, del resto, è grata al giornalista e ritiene fondamentale per la nostra garanzia democratica di trasparenza e libertà, che la stampa diffonda quante più informazioni possibili, perché organizzazioni associative come questa che scrive, possano vigilare e contrastare gli abusi di potere e lo sfruttamento dei lavoratori. Comunque si indagherà in maniera approfondita attraverso una apposita interrogazione regionale che l’Associazione approntando al termine delle ferie estive con i propri rappresentanti regionali.
Con osservanza.
Il Presidente
Dott. Mauro Di Fresco
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