Grande successo per NeXT il progetto editoriale creato da Nurse Times dedicata ai neolaureati in medicina e infermieristica che potranno pubblicare la loro tesi di laurea sul nostro portale ([email protected])
Nurse Times (testata giornalistica accreditata) è un quotidiano d’informazione sanitaria gestita da infermieri, diventata in pochi anni il punto di riferimento per tutte le professioni sanitarie.
La dott.ssa Regaiolo Sara, laureatasi presso l’Università degli Studi di Verona, presenta la sua tesi dal titolo “Pandemia Covid-19: gli esiti psicologici negli operatori sanitari in prima linea”.
Si tratta di una una revisione della letteratura, che spazia dai numerosi effetti in termini psicologici, al trattamento e prevenzione attuabili, con un confronto alla precedenti epidemie.
INTRODUZIONE
Dal punto di vista psicologico un contesto d’emergenza è una situazione interattiva caratterizzata dalla presenza di una minaccia; da una richiesta di attivazione rapida e da rapide decisioni; dalla percezione di una sproporzione improvvisa tra bisogno (cresciuto per intensità, ampiezza, numerosità, ritmo) e potenziale di risposta attivabile dalle risorse immediatamente disponibili; da un clima emotivo congruente (Sbattella, 2009).
Secondo Axia (2006) gli esseri umani entrano in uno stato psichico di emergenza quando pensano di essere di fronte alla morte e quando considerano che la loro vita sia in vero pericolo. Come sottolinea ancora l’autrice di fronte ad un’emergenza il corpo e la mente vanno a mille, e tutto questo è fortemente traumatico per chi lo vive. Non è tanto la situazione esterna ad essere traumatica, ma è l’esperienza della consapevolezza di poter morire. Il trauma si insedia nella mente, e ha conseguenze, a breve e a lungo termine.
La seguente revisione è stata stilata con lo scopo di rilevare la diffusione di una problematica diffusa tra gli operatori sanitari ai giorni nostri: lo sviluppo di emozioni negative, di effetti sulla psiche a breve e lungo termine, l’insorgenza di burnout.
Dal punto di vista umano, ogni emergenza rappresenta un’intensa esperienza esistenziale, in cui la fragilità dell’uomo, delle sue opere e dei suoi saperi, si confrontano a livello individuale e collettivo con forze obiettive e con fantasmi di morte, ingaggiando spesso impegnative battaglie per la sopravvivenza fisica ed emotiva. L’emergenza è un contesto in cui sperimentare coesione e capacità d’azione, ma anche un tempo in cui le emozioni e le angosce possono amplificarsi a dismisura, rimbalzando da un membro all’altro dei diversi gruppi che costituiscono la rete sociale.
Di conseguenza, le tecniche di gestione di gruppo, prima, durante e dopo l’emergenza posso essere di vitale importanza sia per le organizzazioni dei soccorritori sia per i gruppi vittima. (Comi, 2020) L’espressione delle emozioni da parte degli operatori sanitari è stata tradizionalmente considerata non professionale e scomoda, una sorta di tabù.
La ricerca in questo campo ha sempre più affrontato questo problema, a causa del fatto che gli operatori sanitari devono spesso affrontare le emozioni inaspettate derivanti sia dal paziente che da loro stessi, e dovrebbero trovare strategie per gestire lo stress e l’ansia nell’affrontare la malattia e la sofferenza. Gli studi hanno dimostrato che le emozioni non riconosciute nell’esperienza dei fornitori di assistenza sanitaria possono impedire l’adozione di uno stile di cura incentrato sul paziente. la mancanza di riconoscimento delle emozioni può influire sulla qualità delle cure mediche e sul senso di benessere dell’operatore sanitario, causando angoscia, esaurimento e disimpegno.
Precedenti esperienze con catastrofi, pandemie e grandi eventi traumatici indicano che un maggiore supporto agli operatori sanitari consente loro di elaborare e prendere coscienza delle proprie emozioni e condividere in modo efficace la propria prospettiva e l’esperienza vissuta con i pazienti può aiutarli a rimanere efficienti e concentrati durante questi eventi stressanti. (Barello, Graffigna, 2020)
L’attuale emergenza sta mettendo a dura prova i vari paesi del mondo, e nel più piccolo, gli ospedali, la sanità e i principali protagonisti nella gestione e nell’assistenza di coloro che sono stati colpiti dal virus: gli operatori sanitari. Sono coloro che si trovano giorno per giorno a far fronte agli effetti della pandemia, coloro che ogni giorno vedono pazienti morire per complicanze respiratorie, coloro che ogni giorno temono per l’incolumità dei propri cari. risulta perciò necessario un approfondimento sugli effetti che questo tipo di esperienza, questo tipo di vissuto, questo tipo di emozioni provocano sui protagonisti dell’emergenza.
1) METODOLOGIE DI RICERCA
Obiettivi della tesi
Lo scopo di questa tesi è quello di effettuare una revisione narrativa degli studi riguardanti le manifestazioni psicologiche negli operatori sanitari, principalmente infermieri, che hanno prestato assistenza a pazienti COVID-19 positivi.
Ricerca delle pubblicazioni
È stata condotta una ricerca sistematica che ha incluso le recenti pubblicazioni scientifiche su riviste in area medica, utilizzando i database PubMed e Web of Scienze Core Collection. Sono state privilegiate revisioni sistematiche della letteratura e, in alternativa, articoli riguardanti studi che hanno descritto in modo quantitativo e qualitativo (spesso tramite la somministrazione di questionari e interviste) il carico psicologico del personale coinvolto nella gestione pandemica.
Sono state cercate pubblicazioni a partire da Dicembre 2019, corrispondente al presunto inizio della pandemia COVID-19 nella regione di Wuhan, in Cina. Qualora dati relativi all’esposizione del personale sanitario alla pandemia COVID-19 fosse carenti o poco informativi, sono stati utilizzati dati relativi a precedenti situazioni pandemiche, quali SARS/MERS e virus ebola, ricercando nei database pubblicazioni a partire dai primi anni 2000.
In aggiunta ai database elettronici sopra elencati, sono stati ricercati documenti utili diffusi da fonti internazionali autorevoli, come la World Health Organization (WHO) e il Centers for Disease Control and Prevention (CDC).
Risultati della ricerca
La data di pubblicazione dei vari studi si aggira intorno a Febbraio/Luglio 2020 per quanto riguarda le analisi sui dati derivanti dall’attuale pandemia di COVID-19. Principalmente sono stati selezionati studi che si sono concentrati sugli effetti psicologici scaturiti negli operatori delle strutture sanitarie cinesi a Wuhan, centro di impatto e insorgenza della diffusione del virus.
Sono stati utilizzati criteri di inclusione ed esclusione degli studi in base alla popolazione interessata dagli studi, al timing, all’ambientazione (sanità pubblica o privata), ai risultati comuni. Molti studi selezionati hanno osservato che i principali effetti psicologici riscontrati si concentrano sulla sfera ansiogena e post traumatica. Sono stati intervistati molti medici e infermieri e si è potuto constatare che la categoria sanitaria più colpita dallo stress acuto o post traumatico e da angoscia psicologica fossero proprio gli infermieri.
Come professionisti coinvolti in prima linea nella gestione di pazienti affetti da COVID-19, un virus ancora semi sconosciuto, con una mancata cura specifica e ad alta carica virale, si vedevano interamente responsabili della prevenzione del contagio e della diffusione del virus ed allo stesso tempo dell’assistenza, della cura e del supporto alla persona. Ciò implicava inevitabilmente contatti diretti con i pazienti affetti, soprattutto coloro indotti in coma farmacologico per le gravi difficoltà respiratorie. Essi necessitavano di cure di base, come l’igiene personale e il cambio di vestiario, manovre che implicano un contatto più che diretto. Questo portava gli operatori a dover utilizzare una vasta gamma di dispositivi di protezione personale, dalla tuta a più di una mascherina, a più di un paio di guanti.
Condizioni lavorative all’estremo della praticità, che talvolta si tramutavano in grandi rischi per la salute degli operatori stessi, ad esempio in quelle strutture sanitarie, che, colte alla sprovvista dall’entità del virus, non si trovavano preparate a livello di rifornimento di dispositivi di protezione individuale.
Infermieri, medici ed ausiliari, dipendenti in maggior numero a livello aziendale, si vedevano altresì obbligati a condizioni lavorative pericolose e inadeguate.
Selezionato quindi uno dei punti in comune che riuniva i vari studi selezionati, come appena citato, il rischio infettivo dovuto alla mansione, l’attenzione è stata spostata sulle motivazioni di base e predisponenti alle patologie psicologiche e psichiatriche manifestatasi nel breve periodo dopo lo scoppio pandemico. Varie metodologie sono state utilizzate per la produzione dei seguenti studi, principalmente la modalità preferita fu quella telematica, scelta obbligata dovuta alle misure di quarantena diffuse in quasi tutti i territori cinesi, soprattutto nella regione di Wuhan.
Furono costruiti questionari risultabili da siti web predisposti; i vari link del sito web venivano poi diffusi agli operatori sanitari delle varie strutture presenti nel focolaio in Cina.
In alcuni questionari oltre ai disturbi psicologici principali (ansia, depressione, disturbo da stress post traumatico) sono stati analizzati anche i livelli di insonnia.
In quasi tutti i questionari utilizzati nei diversi studi quantitativi e trasversali selezionati era presente una sezione dedicata alle caratteristiche demografiche quali: età, genere, razza, livello di istruzione, reddito familiare annuale, regione geografica e occupazione.
È stata presa in esame anche una revisione sistematica di diversi studi concernenti gli effetti psicologici delle precedenti pandemie, utilizzata per fare un confronto con l’attuale pandemia di COVID-19. Dalla revisione è emerso che i documenti riguardanti le precedenti epidemie offrono vari spunti da poter applicare sull’attuale gestione degli effetti della presente pandemia, nonostante sia ammesso che vi sia la necessità di ulteriori ricerche per poter verificare la vera efficacia dei precedenti interventi se applicati all’attuale situazione mondiale.
È stata effettuata in questo senso una profonda revisione per fornire prove quantitative sull’impatto psicologico di epidemie /pandemie sugli operatori sanitari (ad esempio SARS, MERS, COVID-19, Ebola, Influenza A). Su una selezione di 44 studi, è stato evidenziato che tra l’11 e il 73,4% degli operatori sanitari, inclusi principalmente medici, infermieri e personale ausiliario, hanno riportato sintomi di stress post traumatico durante le epidemie, con sintomi che persisterono dopo 1-3 anni nel 10-40%.
I sintomi depressivi sono riportati nel 27.5-50.7%, sintomi di insonnia nel 34-36% e gravi sintomi di ansia del 45%. Diverse caratteristiche individuali e legate al lavoro possono essere considerate fattori di rischio o di protezione, come le caratteristiche di personalità, il livello di esposizione ai pazienti affetti e il supporto organizzativo. (Preti, Di Mattei, 2020)
Regaiolo Sara
Allegato
Tesi “Pandemia Covid-19: gli esiti psicologici negli operatori sanitari in prima linea”.
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