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La dott.ssa Anna Catacchio, laureatasi presso l’Università degli Studi di Bari, nella sua tesi tratta un argomento interessante.
Di seguito la sua tesi di Laurea in Infermieristica dal titolo “Batteri multiresistenti e carbapenemasi: il ruolo dell’infermiere”
Si prospetta che nel 2050 le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti l’anno, superando quelle per tumore. A causa delle infezioni ospedaliere, in Italia si contano 49.000 morti ogni anno. In Europa, queste infezioni provocano ogni anno 16 milioni di giornate aggiuntive di degenza, oltre 3 milioni di sepsi e 700.000 decessi, la maggior parte dei quali è prevenibile. Esse sono causate spesso da batteri resistenti a più antibiotici. I costi economici oltre che di vite umane associati alla sepsi sono molto elevati.
Negli Stati Uniti, per esempio, la sepsi è la causa più comune di decesso ospedaliero e ha un costo di oltre 24 miliardi di dollari ogni anno.
Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza è un grave problema in ambito sanitario che mette a rischio la vita di molti pazienti, poiché il patogeno alla base della malattia infettiva non riesce ad essere eradicato attraverso l’antibiotico-terapia.
Ho scelto di incentrare la mia tesi su questo tema perché è un problema attuale e soprattutto perché rappresenta un fenomeno tendente ad aumentare nel tempo. Si calcola che nello scenario pandemico attuale, circa il 20% dei pazienti con Covid-19 sviluppi complicanze come sepsi, contribuendo tragicamente ad aggravare il numero dei decessi.
La prevenzione è la migliore arma da utilizzare per arginare il fenomeno delle infezioni ospedaliere da batteri multi-resistenti. La mia tesi affronta il tema attraverso lo studio dei batteri che presentano antibiotico-resistenza e il ruolo dell’infermiere contro la trasmissione delle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA).
Attraverso i questionari somministrati al personale infermieristico del Policlinico di Bari e agli studenti di infermieristica di questo polo universitario, ho potuto indagare il loro livello di conoscenza del problema in questione e delle procedure di prevenzione utilizzate in ambiente ospedaliero.
Introduzione
Questo lavoro di tesi si sviluppa attorno al tema dell’antibiotico-resistenza e al ruolo dell’infermiere nella gestione delle infezioni correlate all’assistenza.
L’antibiotico resistenza è un problema attuale, d’interesse globale che causa seria preoccupazione in ambito sanitario. Per molti anni nei paesi industrializzati è stato possibile controllare le malattie infettive sia grazie alle vaccinazioni, che all’impiego dell’antibiotico-terapia.
L’antibiotico è una sostanza prodotta da un microrganismo capace di ucciderne altri. È un farmaco di origine naturale o di sintesi (chemioterapico), in grado di fermare la proliferazione di batteri. L’uso di muffe e di particolari piante per la cura delle infezioni era già noto in molte culture antiche come quella greca, egiziana e cinese. Già nel 1895 Vincenzo Tiberio, medico molisano, descrisse il potere battericida di alcune muffe. Le ricerche moderne hanno avuto inizio con la scoperta casuale della penicillina nel 1928, da parte di Alexander Fleming.
Risale ai primordi della terapia antibiotica l’osservazione che alcune specie batteriche non erano sensibili al trattamento con determinati antibiotici; per esempio, la penicillina era inattiva nei confronti dei ceppi batterici gram-negativi. Questo fenomeno rappresenta la resistenza naturale o intrinseca dei microrganismi ai composti antimicrobici.
Negli ultimi anni il fenomeno dell’antibiotico-resistenza (AMR antimicrobial resistance) è aumentato notevolmente e ha reso necessaria una valutazione dell’impatto in sanità pubblica, specifica per patogeno, per antibiotico e per area geografica. Ogni microrganismo è in grado di causare malattie di severità e incidenza diversa, per cui possono esserci pochi chemioterapici efficaci o i microrganismi in questione possono essere resistenti agli antibiotici.
Le cause della resistenza agli antibiotici sono molteplici: l’aumentato uso degli antibiotici o il suo utilizzo non appropriato, l’uso degli antibiotici in zootecnia e agricoltura, la diffusione di infezioni nosocomiali dovute a batteri antibiotico-resistenti, oltre a una maggiore diffusione dei ceppi resistenti per causa dell’aumento dei viaggi internazionali e dei flussi migratori.
L’uso continuo e/o inappropriato degli antibiotici aumenta la pressione selettiva provocando la moltiplicazione e la maggiore diffusione dei ceppi resistenti.
Inoltre, la comparsa di patogeni resistenti a più antibiotici (multidrug-resistance) riduce ulteriormente la possibilità di un trattamento efficace. Questo fenomeno riguarda spesso infezioni correlate all’assistenza sanitaria. La resistenza può essere diffusa tra i microrganismi sia verticalmente tramite discendenza, sia trasversalmente tra microrganismi di specie diverse tramite elementi genetici mobili come plasmidi, trasposoni, sequenze di inserzione ed elementi invertibili.
Anna Catacchio
Allegato
Tesi “Batteri multiresistenti e carbapenemasi: il ruolo dell’infermiere”
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