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Riceviamo la tesi della dott.ssa Valentina Candeloro, laureatasi presso l’Università “La Sapienza” di Roma
“Se si cura una malattia si vince o si perde, se si cura una persona, vi garantisco che in quel caso, si vince qualunque esito abbia la terapia!”
Come essere umano prima e come futura infermiera poi, mi propongo di riflettere sulla persona che sarò domani e al valore che saprò realmente dare a quel camice bianco.
Ritengo che il sorriso sia uno “strumento” che naturalmente possediamo, ma di cui forse ne ignoriamo il potere. L‟ obiettivo di partenza è quello di effettuare una ricerca approfondita sugli studi che da sempre hanno come oggetto centrale di analisi la risata e i benefici che essa può indurre; evidenziandone l’evoluzione e la mutazione sia teorica che metodica.
In seguito, verrà valutato soprattutto il raggio d’azione entro il quale la risata può operare, divenendo così un valido strumento d’aiuto in campo sanitario, sociale e come prevenzione del Burnout.
L’input che ha suscitato in me la voglia di scoprire e approfondire questo argomento, è stato leggere l’autobiografia di Hunter Patch Adams, da cui hanno successivamente tratto il film: “Patch Adams”.
Patch vuole fare il clown, ma desidera soprattutto diventare medico e così mette insieme le due cose, e pensando ai suoi pazienti si chiede: “Cosa li diverte? Cosa li stimola? Realizzare le loro fantasie può aumentare l’emissione di endorfine e sollecitarne la guarigione”? E allora Patch riempie una stanza di palloncini, una vasca da bagno di tagliatelle, va in giro con un naso da clown e le scarpe grandi, indossa una cravatta che emette dei suoni e soprattutto sorride e spiega: “Sappiamo tutti quanto sia importante l’amore, eppure, con quale frequenza viene provato o manifestato veramente? I mali che affliggono la maggior parte dei malati, come la sofferenza, la noia e la paura della solitudine, non possono essere curati con una pillola.
“I medici devono curare le persone, non solo le malattie”.
Trovandomi d’accordo con le sue parole, ho pensato di seguire un percorso conoscitivo che mi portasse a capire fino in fondo l’importanza che assume la terapia del sorriso sia nella dimensione intrapsichica che in quella interpersonale.
La mia intenzione è quindi quella di presentare la risata come strumento rivoluzionario, di mostrare come sia possibile prendere consapevolezza di se stessi, della nostra totalità, e di come, anche solo indossando un naso rosso, sia possibile combattere l’indifferenza avvicinandosi all’altro.
Il presente lavoro è così suddiviso in due parti: una prima parte dove viene descritta e analizzata la conoscenza che i sanitari hanno rispetto la figura del clown e come esso possa essere un efficace approccio per aiutare il soggetto ad affrontare un momento di sofferenza.
La seconda parte si incentra sullo studio del Burnout e su come il clown ed il vivere in positivo possa diventare strumento efficace per la prevenzione di quest’ultimo.
Valentina Candeloro
Allegato
Tesi “Se l’infermiera avesse il naso rosso? Prendersi cura oltre la cura”
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