A quanto pare le cattive abitudini della casta sono presenti a tutti i livelli.
Uno dei partecipanti al Consiglio nazionale (svoltosi a Roma) della Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, ci ha raccontato un episodio che, se confermato, entrerebbe di diritto nei dialoghi ormai celebri del Marchese del Grillo: “Io so io e voi non siete un….”.
Nel caso specifico, a vestire i panni del Marchese del Grillo, sarebbe una ristretta cerchia del gruppo Fnopi, veri e propri adepti ai quali viene concesso di accedere ad una saletta ristoro, nelle pause dei lavori del Consiglio nazionale della Federazione.
Al Consiglio, va spiegato a chi non frequenta gli ambienti romani della Fnopi, partecipano tutti i presidenti degli Ordini provinciali. Eppure accade che durante un consiglio nazionale della FNOPI viene allestita una saletta/ristoro, attigua alla sala riunione, per pochi eletti che possono usufruire di ogni tipo di break. L’accesso alla saletta-ristoro è concesso solo a chi fa parte del gruppo Fnopi ed ai “simpatizzanti” del suddetto, mentre tutti gli altri presidenti provinciali sono costretti a recarsi in locali esterni per prendere un semplice caffè o bere un bicchiere d’acqua.
Chi racconta questo episodio definisce l’accaduto “una discriminazione bella e buona”, alla faccia del codice etico, della buona educazione, del rispetto e del concetto di “famiglia professionale”.
Quella saletta-ristoro, però, è pagata con i soldi di tutti gli Ordini d’Italia e, di conseguenza, da tutti gli infermieri iscritti, presidenti compresi. Conti alla mano, ci viene raccontato, se la saletta-ristoro fosse stata aperta a tutti e non a pochi privilegiati, il costo sarebbe aumentato di pochissimo, meno di centocinquanta euro.
Spiccioli in confronto ai quasi quattro milioni di euro (dicasi, quattro milioni di euro) che la Fnopi ha prosciugato dalle casse degli ordini di tutta Italia, anche attraverso un aumento della quota annuale, bocciata solo da poco più di 20 Ordini provinciali.
Così gli eletti, in tutti i sensi, possono accedere all’area riservata e gli altri presidenti si cerchino un bar in zona. Né, tanto meno, regge la motivazione che, per motivi di sicurezza e di misure anti covid, quella saletta era frequentabile da poche persone.
Se ci fosse attenuti alle norme di sicurezza, quella saletta non doveva neanche esistere. Ed invece è stata allestita forse anche per marcare le differenze.
Questione di rispetto, di stile ma soprattutto di cultura.
Mala tempora currunt et peiora premunt.
Salvatore Petrarolo
Foto: www.fnopi.it
- La dott.ssa Ferraro presenta la tesi sull’educazione terapeutica ed assistenza infermieristica al paziente portatore di enterostomia
- Next 2.0 “La telemedicina nell’assistenza al paziente con SLA: il ruolo dell’infermiere di famiglia nella presa in carico multidisciplinare”
- La dott.ssa Mummolo presenta la tesi “Tra etica e realtà: il moral distress come ferita nascosta dell’assistenza studio monocentrico”
- San Raffaele, notte di ordinaria follia: così l’Italia scopre che risparmiare sugli infermieri costa molto più del loro stipendio
- Cittadinanzattiva Lazio si costituirà parte civile in relazione allo scandalo emerso in questi giorni sulle persone dializzate
Lascia un commento