Durante la 9a Conferenza IAS (International AIDS Society), ancora in corso a Parigi, è stato segnalato il terzo caso di remissione dall’HIV al mondo
La storia è quella di una bambina sudafricana di nove anni a cui era stata diagnosticata l’infezione da HIV a un mese di età e che ha ricevuto un trattamento anti-HIV durante l’infanzia che ha visto la soppressione del virus, nonostante la bambina non assumesse farmaci anti-HIV da otto anni e mezzo.
In precedenza vi era stato il caso del “bambino del Mississippi”, nato con l’HIV nel 2010, che aveva ricevuto il trattamento anti-HIV a partire da 30 ore dopo la nascita e che aveva interrotto, successivamente, la terapia dopo circa 18 mesi, controllando il virus senza farmaci per 27 mesi prima che il virus stesso riapparisse nel suo sangue.
Nel 2015, i ricercatori avevano riferito, inoltre, di un bambino francese nato con l’HIV nel 1996, che aveva iniziato la terapia anti-HIV a 3 mesi di età, e che aveva interrotto il trattamento tra i 5,5 e 7 anni di età, continuando a controllare il virus senza farmaci per più di 11 anni.
“Ulteriori studi sono necessari per sapere come indurre la remissione a lungo termine dell’HIV nei bambini infetti“, ha affermato Anthony S. Fauci, MD, Direttore dell’Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive (NIAID), parte del NHI (Istituto Nazionale di Salute). “Tuttavia, questo nuovo caso rafforza la nostra speranza che trattando i bambini infetti da HIV per un breve periodo che inizia nell’infanzia, possiamo risparmiare l’onere della terapia per tutta la vita e le conseguenze della salute dell’attività di immunizzazione a lungo termine tipicamente associata con la malattia di HIV “.
L’Istituto, diretto dal Dott. Fauci, ha finanziato lo studio clinico che ha visto coinvolti centinaia di bambini in tutto il mondo.
La bambina sudafricana, il cui caso è stato segnalato in questi giorni, a cui è stata definitivamente diagnosticata l’infezione da HIV nel 2007 a 32 giorni di età, è stata arruolata nello studio con terapia antiretrovirale (CHER) sperimentale clinica.
I bambini infetti da immunodeficienza acquisita, sono stati assegnati in maniera randomizzata a due gruppi, uno che ha visto somministrata la terapia in maniera precoce e limitata, per un periodo di 40/96 settimane e un altro che ha visto somministrata la terapia in maniera differita.
Prima di iniziare il trattamento, la bambina aveva una carica virale molta nel sangue, ma dopo l’inizio della terapia a circa 9 settimane di età, il trattamento ha soppresso il virus a livelli non rilevabili. Gli scienziati hanno interrotto il trattamento dopo 40 settimane e hanno monitorato lo stato di salute immunitario della bambina, che è rimasta in buona salute durante gli anni di esami del follow-up.
Gli scienziati hanno, tuttavia, rilevato un serbatoio del virus, in una minima percentuale, nelle cellule immunitarie, senza trovare alcuna prova dell’infezione da HIV, mancando la replicazione del virus stesso.
La bambina, in estrema sintesi, non è guarita dall’infezione come riportato dalle principali testate giornalistiche italiane, ma è in una fase di lunga remissione che lascia ben sperare gli studiosi per il futuro delle cure erogate, in particolare ai bambini sieropositivi.
“Secondo la nostra conoscenza, questo è il primo caso segnalato di remissione dalla malattia in un bambino iscritto ad un trial randomizzato che ha interrotto la terapia, dopo il trattamento farmacologico precoce fin dall’infanzia“, ha dichiarato il Dott. Violari, Responsabile della ricerca presso l’Università del Witwatersrand di Johannesburg, assieme al Dott. Cotton che è a capo della divisione delle Malattie Infettive Pediatriche presso l’Università Stellenbosch, Sudafrica.
“Crediamo che ci siano stati altri fattori in aggiunta all’arte precoce che ha contribuito alla remissione dell’HIV in questo bambino“, ha detto Caroline Tiemessen, Ph.D., (Direttore del dipartimento di Biologia) presso il centro di Jahannesburg, il cui laboratorio sta studiando il sistema immunitario della bambina. “Studiando – ha continuato la Tiemessen – ulteriormente la bambina, possiamo ampliare la nostra comprensione di come il sistema immunitario controlli la replicazione dell’HIV“.
Ricordiamo che in tutto il mondo i pazienti sieropositivi in trattamento sono più di venti milioni e che sebbene il costo dei farmaci sia notevolmente diminuito nel corso di questi ultimi decenni, a tutt’oggi la terapia va seguita per tutta la vita e che i costi per i sistemi sanitari rimangono pesanti.
Questo studio, fornisce delle indicazioni ulteriori agli scienziati sui meccanismi di replicazione del virus, tuttavia non si possono dare delle false speranze ai milioni di pazienti sieropositivi nel mondo illudendoli su una possibile guarigione, ancora lontana dall’essere una concreta possibilità, quando in realtà si tratta solo di una remissione, sebbene lunga e benaugurante, dalla malattia.
Rosaria Palermo
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