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Inquinamento sanitario, studio del Campus Bio-Medico di Roma: “Importante ridurre l’uso di acqua in sala operatoria”

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Inquinamento sanitario, studio del Campus Bio-Medico di Roma: "Importante ridurre l'uso di acqua in sala operatoria"
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L’inquinamento sanitario è un problema poco conosciuto, che non può più essere ignorato.

I cambiamenti climatici di origine antropica rappresentano una delle più grandi minacce per la salute pubblica del XXII secolo. Attualmente circa 150mila persone muoiono ogni anno nel mondo a causa di malattie legate ai cambiamenti climatici e, se non si interviene, si prevede che nel 2050 moriranno ogni anno 500mila.

L’inquinamento sanitario è un problema poco conosciuto, che non può più essere ignorato. La forte preoccupazione per la cura del paziente spesso trascura l’impatto che tale pratica determina sulla salute della comunità e del pianeta. Se da un lato i cambiamenti climatici possono influire sulla salute delle generazioni attuali e future, dall’altro la stessa assistenza sanitaria produce gas a effetto serra (GHGs), che sono responsabili della maggior parte dei cambiamenti climatici legati all’assistenza sanitaria.

Esistono molti modi per ridurre l’impatto del sistema sanitario. In particolare, la riduzione dell’uso dell’acqua può portare a notevoli risparmi. Alcuni studi suggeriscono che l’igienizzazione per chirurgo e paziente resta invariata sia che ci si lavino le mani in modo tradizionale sia che si usino prodotti alcolici che non necessitano il lavaggio con acqua.

Lo studio è stato condotto dalla Fondazione Policlinico “Campus Bio-Medico” di Roma. In particolare, dal dottor Filippo Carannante, dal professor Marco Caricato e dalla professoressa Gabriella Capolupo, insieme ai ricercatori Gianfranco Bianco, Valentina Miacci, Gianluca Mascianà, Fausto D’Agostino, Gianluca Costa.

Lo scopo dello studio è stato quello di quantificare il consumo di acqua da parte del personale chirurgico della sala operatoria durante il lavaggio delle mani e stimare la riduzione del consumo di acqua, praticando metodi alternativi di disinfezione delle mani. Si è stimato la quantità di utilizzo di acqua e sapone durante la tradizionale disinfezione chirurgica delle mani per un periodo di due anni. Le quantità di acqua e i costi degli agenti disinfettanti tradizionali sono stati confrontati con agenti a base alcolica.

Ogni lavaggio chirurgico ha utilizzato circa 20 litri di acqua potabile. Per un totale di 1.190 interventi chirurgici in due anni il consumo totale di acqua è di circa 71.500 litri. Pertanto, per un totale di 1.190 interventi chirurgici, sono stati necessari circa 23.800 ml di soluzione alcolica. Una singola confezione di soluzione alcolica contiene 500 ml di prodotto, pertanto sono state utilizzate 48 confezioni. Ogni singolo pacchetto costa 4,50 euro, per un costo totale di circa 214 euro per due anni.

Quindi lo studio dimostra un significativo risparmio idrico utilizzando uno scrub chirurgico per le mani a base alcolica e un’importante riduzione dei costi. Non dobbiamo più concentrarci solo sulla salute del paziente come indicatore di successo, ma anche su quella dell’ambiente, delle popolazioni globali e delle generazioni future. È importante incoraggiare pratiche chirurgiche sostenibili, secondo il paradigma One Health: la chirurgia sostenibile è quella che è al tempo stesso rispettosa dell’ambiente ed efficace dal punto di vista dei costi.

Le strutture sanitarie devono adottare opportune strategie volte a perseguire gli obiettivi di sostenibilità, non solo per limitare l’impatto sull’ambiente e per ottenere vantaggi economici nella gestione dei processi interni, ma anche e soprattutto per offrire un servizio sanitario migliore al paziente-cittadino.

Redazione Nurse Times

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