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Infezioni batteriche intestinali: come riconoscerle

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Infezioni batteriche intestinali: come riconoscerle
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Di seguito un approfondimento a cura di My Personal Trainer.

Spesso distinguere le infezioni batteriche ed impostare la realtiva terapia richiede un esame specifico. Un test che consente di distinguere gli enterobacteriaceae, ossia una famiglia di batteri molto ampia che prolifera soprattutto all’interno dell’intestino di uomini e animali. Gli enterobatteri sono tutti Gram negativi e asporigeni, e sono in grado di aderire più facilmente alle mucose intestinali su cui proliferano. Presentano diversi caratteri in comune, e per questo sono difficili da distinguere e classificare.

Infezioni batteriche intestinali

  • infezioni sistemiche: febbre e infezioni che originano dal tratto gastrointestinale, ma si diffondono nel resto dell’organismo;
  • infezioni intestinali: attaccano il tratto enterico;
  • infezioni extraintestinali: come quelle alle vie urinarie.

Test IMViC
Per capire se siamo in presenza di uno dei batteri intestinali sopra elencati, e di quale nello specifico, occore eseguire un’analisi microbiologica. In realtà non si tratta di un unico accertamento, sebbene venga chiamato con il nome di Test IMViC, ma di quattro analisi differenti utili a identificare nel dettaglio ognuno di questi batteri intestinali.

Il test IMViC è composto da quattro test microbiologici di laboratorio, che consentono di identificare e distinguere i coliformi appartenenti alla famiglia delle enterobaceriaceae, ossia bastoncino gram-negativo, aerobico o anaerobico facoltativo, che produce gas dal lattosio in un lasso di tempo di 48 ore. Attraverso il test, inoltre, si studiano le proprietà biochimiche dei singoli batteri e i requisiti metabolici. I quattro test sono: test dell’indolo, Test del rosso-metile, test di Voges-Proskauer, test del citrato.

Test dell’indolo
Il test dell’indolo è il primo della serie di Test IMViC ed è un test che avviene in provetta. Ha come obiettivo quello di riconoscere se i batteri da analizzare sono in grado o meno di produrre l’enzima triptofanasi e, a sua volta, metabolizzare il triptofano in indolo, ossia acido piruvico e ammoniaca. Come avviene il test: la provetta contenente i batteri e triptofano viene incubata per una notte alla temperatura di 37°C. Il giorno seguente viene aggiunto il reagente di Kovac (p-dimetilaminobenzaldeide, alcool N-amilico e acido cloridrico), che rivelerà l’attività metabolica del batterio. Risultato: se la superficie del brodo apparirà rossa/rosa, è positiva, (il batterio metabolizza l’indolo); se incolore, è negativa (il batterio non metabolizza l’indolo).

Test del rosso-metile
Il test del rosso-metile è il secondo della serie di test IMViC e ha come obiettivo quello di riconoscere i batteri in grado di mettere in atto una fermetazione acido mista partendo dal piruvato. Come si svolge l’analisi: in provetta è presente il terreno di coltura MRVP (peptocomplex, glucosio e tampone fosfato). Tempo di incubazione: 48 ore a 37°C. Dopo quel lasso di tempo, si aggiunge l’indicatore rosso metile. Risultati: se la soluzione si colorerà di rosso, risulterà positività e pH abbastanza acido; se si colorerà di giallo, sarà negatività, quindi nessuna fermentazione acido mista.

Test di Voges-Proskauer
La terza analisi del Test IMViC è il test di Voges-Proskauer, che ha come finalità quella di identificare i batteri fermentatori e produttori del 2-3 butandiolo. Come avviene l’analisi: in provetta con il terreno di colutra MRVP. L’incubazione dura 48 ore e a 37°C. Gli indicatori utilizzati sono alfa-naftolo e idrossido di potassio e, successivamente alla loro aggiunta, la provetta viene agitata e lasciata a riposare. Risultati: se al termine delle analisi compare il colore rosso, significa positività alla presenza di enterobatteri fermentatori 2-3 butandiolici.

Test del citrato
Ultima analisi del test dei quattro, il test del citrato, che permette di distinguere i batteri in grado di utilizzare il citrato come substrato di crescita e fonte di carbonio per i propri metabolismi vitali. I batteri che hanno enzimi citratasi separano il citrato in ossalacetato e acetato, e successivamente producono piruvato e anidride carbonica. Una volta inseriti in provetta i batteri e il terreno a base di citrato, il tutto è lasciato ad incubare una notte a 37°C. Si aggiunge blu di brotimolo e, se la soluzione diventa da verde a blu, significa che c’è positività e utilizzo del citrato da parte degli enterobatteri.

Redazione Nurse Times

Fonte: My Personal Trainer

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