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INFERMIERI… NON BASTA PROTESTARE

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NON BASTA PROTESTARE, SI CONVOCHINO GLI STATI GENERALI DELLA PROFESSIONE
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NON BASTA PROTESTARE, SI CONVOCHINO GLI STATI GENERALI DELLA PROFESSIONE

Gli infermieri italiani sono in questo ultimo mese in grande fermento. Complici anche le promesse mancate del periodo COVID di governo e regioni, che hanno trasformato in poche settimane gli insostituibili “eroi” del periodo di maggiore acuzie e difficoltà del nostro sistema salute, nei dimenticati reietti dei giorni di oggi. Tutto ciò ha scatenato una lunghissima serie di proteste. Proteste più o meno colorate e determinate. Abbiamo assistito ad un infinità di flash mob organizzati da diversi sindacati e movimenti. Alcuni molto partecipati, altri meno, ma in ogni caso stiamo assistendo ad un certo risveglio movimentista degli infermieri. Ma non basta protestare.

Gli infermieri si sono finalmente resi conto di quanto sia indispensabile ed infungibile la loro scienza?

Si sono finalmente resi conto di essere la spina dorsale del nostro sistema salute? Hanno compreso che a fronte di tutto questo e di quanto dato nel periodo di grande emergenza il loro stipendio è tra i più bassi d’Europa? Si sono finalmente resi conto di avere una dignità sia come lavoratori che come professionisti? Hanno chiaro il loro essere una forza preponderante se uniti? Si forse finalmente ci siamo,se una cosa di positivo ha prodotto questa pandemia che tanto ci ha coinvolto ed impegnato è questa nuova coscienza che è divenuta una convinzione di ogni singolo collega.

La storia recente però ci offre alcuni spunti di riflessione che non possiamo sottacere. Tutta questa miriade di proteste organizzate un po’ da tutti, pur essendo legate da parole d’ordine abbastanza comuni, nei fatti sono state caratterizzate da una scarsa unità di intenti. Seguendo una regia troppo personalistica. Quasi a voler dimostrare chi nel campo fosse il più bravo ed il più forte. Dando l’immagine di una categoria divisa tra tanti sindacati e gruppi che non remano nella stessa direzione e questo è di per se un grande limite. Chi non vuole sentir parlare di sindacato, chi sindacato vuole dimostrare di avere a cuore gli infermieri, e chi fiuta l’occasione per aumentare gli iscritti come se poi le parole d’ordine di questo movimento di protesta divenissero secondarie e funzionali a queste discutibili logiche.

Lo stesso obiettivo contrattuale di portare gli infermieri fuori dal comparto con un contratto loro dedicato appare declinato in diversi modi.

Ora che i tempi siano maturi per questo passo è indubbio. Lo dimostra anche il fatto che tutti i sindacati generalisti si stanno attrezzando al loro interno creando coordinamenti delle professioni sanitarie. Ma quello che si deve dire con forza è che c’è in atto un tentativo nemmeno troppo velato di contenere questo obiettivo. Questo, in termini considerati da questi e non solo più accettabili per loro. Se da una parte i sindacati generalisti stanno tentando di evitare in questo modo di svuotare il comparto per garantire alla loro base (che non è certo rappresentata dai professionisti sanitari) una consistenza contrattuale dall’altra, alcuni sindacati di categoria vedono questo tipo di soluzione come una possibile strada per arrivare ad un obiettivo possibile e comunque vendibile come vittoria.

Chiariamo subito che un conto è un contratto fuori dal comparto e specifico per i professionisti sanitari, altra cosa è invece un area separata ed indipendente all’interno del comparto.

La prima ipotesi è quella originale è quella che può soddisfare pienamente le istanze anche economiche dei professionisti. Quella che concettualmente crea una linea di demarcazione da tutto ciò che sta nel comparto e che professionista non è. Con tutto il rispetto per questi preziosi lavoratori il nostro essere professionisti intellettuali con precise responsabilità, con obbligo di iscrizione ad un ordine,di avere una assicurazione e quanto altro ci pone e ci deve porre in una posizione contrattuale diversa e solo fuori dal comparto questo si può realizzare.

Questo il motivo per cui per la professione l’obiettivo fuori dal comparto è diventato tanto vitale quanto irrinunciabile ed al contempo per lo stesso motivo tutti stanno cercando di svuotarlo con un contentino che è rappresentato dalla seconda ipotesi.

In questo quadro complesso in cui si scontrano due posizioni che non sono conciliabili e che sono sostenute da interessi di parte e spesso poco comprensibili ai più si inseriscono i movimenti spontanei che pure hanno portato in piazza migliaia di infermieri in tutta Italia e che il sidacalismo tradizionale, ma non da meno quello di categoria, hanno tentato di strumentalizzare,ogniuno per un suo specifico fine.

Purtroppo il difetto di questo movimento spontaneo come spesso accade in questi casi è che manca di una cosa fondamentale come una visione politica delle questioni, parlando più di pancia che di testa e ciò ha offerto ed offre il fianco appunto alle strumentalizzazioni,inoltre il momento sta mettendo sul piatto una lunga serie di altre questioni irrisolte oltre quella contrattuale ad iniziare dalla lotta al demansionamento,alla questione occupazionale e della qualità della stessa, al ruolo della professione all’interno del sistema, all’implementazione dell’infermieristica di famiglia (che ora è legge) e con tutte queste cose messe insieme un ripensamento dell’intero sistema salute del nostro paese.

Sfide importanti cui siamo chiamati a dare risposte e proposte perchè certamente l’obiettivo del contratto fuori dal comparto è vitale per tutti noi,ma altrettanto certamente è vero che questo è un tassello di un puzzle più complesso ed articolato, la professione infatti crescerà su tutti questi presupposti e non solamente sulla partita contrattuale. Questo significa in definitiva affrontare e portare a soluzione l’intera questione infermieristica nel nostro paese, questione che preme e che non può esssere sottaciuta perchè ne va della stessa sostenibilità dell’intero sistema.

Cosa fare allora a questo punto e sopratutto a chi spetta fare questo qualcosa? Non basta protestare.

Cosa vogliamo essere da grandi? E come vogliamo farlo? Per il momento si sta delineando all’orizzonte una grande manifestazione di piazza per l’autunno che in un qualche modo apra l’autunno caldo della professione,ma ciò per quanto utile non basta serve qualcosa di più e di vincolante che permetta di superare visioni diverse (ed aggiungerei a tratti di comodo) e di convogliare tutte le istanze in un progetto comune in cui tutti si remi nella stessa direzione.Certamente stiamo parlando di un progetto ambizioso che necessita di un organismo terzo super partes,ma che nel contempo riesca a produrre un progetto condiviso e vincolante. Non basta protestare.

Detto tutto questo credo che non possa che essere la nostra federazione degli ordini degli infermieri FNOPI a farsi carico di questo lavorando e costruendo, magari entro la fine dell’anno, un momento di confronto programmatico con tutte le varie anime della professione,d i questi tempi va molto di moda perchiò chiamiamoli pure STATI GENERALI DELLA PROFESSIONE, ma che non sia una assise come spesso accaduto autoreferenziale e sterile. Deve essere un assise operativa che costruisca un progetto comune cui tutti si impegnano per le loro prerogative e per le sue competenze di dare il loro contributo fattivo e diciamolo pure perchè mi piace militante,tracciando una strada con un obiettivo finale,da raggiungere con obiettivi coordinati tra loro da consegure strada facendo,insomma una sorta di road map operativa che porti alla realizzazione del progetto pensato insieme.

Moltissime sono stati i posizionamenti ed i documenti,le interlocuzioni con le istituzioni, le proposte e le puntualizzazioni prodotte in questi ultimi anni ed in particolare anche nel periodo della pandemia da parte della nostra federazione FNOPI e di questo bisogna dare atto alla stessa, gli obiettivi che la professione si sta dando anche con questa sorta di movimento di manifestaioni sono di gran lunga condivisi in questi documenti e nei posizionamenti, non possiamo quindi certo dire che la FNOPI sia distante dalle istanze della base professionale,anzi credo di poter affermare con orgoglio che finalmente atti e fatti dimostrano una grande vicinanza alla base professionale,ai suoi problemi ed alle sue istanze.

Chiaramente FNOPI non è un sindacato, la sua natura è altra,così come non è un movimento,o un associazione, o una società scientifica o un organo di stampa,per questo non possiamo aspettarci che si sostituisca a questi e non possiamo chiedere a questa di essere ciò che non è. Deve quindi essere fin da subito ben chiaro che il nostro futuro non può dipendere solo dalla FNOPI, ma dipende da ogniuno di noi da ogniuna delle nostre forme di organizzazione quello che possiamo e dobbiamo chiedere alla federazione è aggregare tutti intorno ad un progetto fatto tutti insieme e su cui ogniuno dal singolo infermiere, al sindacato, alle associazioni infermieristiche, alla stampa di settore, alle società scientifiche ognuno per la sua natura e prerogative si impegni formalmente e si coordini con tutti gli altri per realizzare concretamente il progetto.

INFERMIERI… NON BASTA PROTESTARE.

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