Un’ennesima sentenza di condanna nei confronti di un’azienda ospedaliera è giunta pochi giorni fa dal Tribunale di Cagliari.
Un ricorso proposto dagli infermieri di una struttura pubblica è stato accolto, in linea con il consolidato orientamento adottato dai giudici nelle ormai decine di sentenze contro il demansionamento infermieristico.
La struttura ospedaliera pubblica e l’azienda sanitaria sono state obbligate ad assegnare gli infermieri alle sole mansioni proprie del profilo formale di appartenenza e al risarcimento dei danni non patrimoniali.
Di seguito un passaggio chiave della sentenza (datata 08 luglio 2020) con la quale il Giudice evidenzia come il cosiddetto demansionamento determini anche il sacrificio delle attività proprie.
“Appare particolarmente significativo il fatto che gli infermieri siano stati costretti, per non lasciare scoperti turni e incombenze, a sacrificare la propria formazione, lo studio e l’aggiornamento e che, in virtù del predetto ruolo sostitutivo, idoneo ad occupare la parte assolutamente prevalente del loro tempo di lavoro complessivo, essi siano sempre stati costretti ad occuparsi frettolosamente della gestione dell’assistenza infermieristica” [specificamente descritta nei passaggi successivi]
“Insomma, taluni tra gli aspetti più qualificanti della professione risultano notevolmente compressi, sia pure in diversa misura nel tempo”.
Un nuovo successo è stato ottenuto dagli infermieri che, senza timori reverenziali, hanno deciso di denunciare una delle migliaia di strutture sanitarie italiane che costringe un professionista intellettuale a svolgere mansioni domestico alberghiere. Ancora una volta i giudici ribadiscono come igiene del malato, rifacimento letti e risposta ai campanelli non abbiano nulla a che fare con l’infermieristica.
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