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Infermieri In Pillole: Un’insolita intervista ‘prescrittiva’

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Infermieri in pillole: la nuova rubrica sul settore della farmacologia, diretta da infermieri per infermieri
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Ritorna la rubrica #InfermieriInPillole dedicata ai cittadini ed addetti ai lavori

Giusto qualche giorno fa decorreva il primo anniversario dell’istituzione e del riconoscimento da parte del governo italiano dello status di Ordine degli Infermieri, e quindi FNOPI con le varie OPI dislocate sul territorio nazionale.

Ci sono voluti molti anni per poter ottenere un simil traguardo, come pure prima di questo, ci sono voluti innumerevoli anni e lotte a tutti i livelli (politico-sociale) per poter raggiungere alla L.42/99, quella fatidica legge che ha spezzato le catene del mansionario e ci ha donato libertà professionale ed autonomia intellettiva. Riflettendo su quello che abbiamo raggiunto, guardo avanti e vedo ciò che dovremmo ora mirare a raggiungere.

Oramai, infermieri di molti stati europei e non, convivono con la realtà del potere prescrittivo…è vero, se ne parla tanto e spesso in Italia, soprattutto come una sorta di “memento”, ma appunto quel “memento” è necessario perché deve indurci a riflettere, a maturare, a crescere professionalmente, a renderci pienamente autonomi, responsabili e partecipi di quegli articoli della L.42/99.

“…L’infermiere, nella mia visione, svolge un ruolo da coprotagonista e un cambiamento nell’approccio culturale alla professione potrebbe consentire di allargarne ulteriormente gli orizzonti, così come accade in altri Paesi europei. Ad esempio, nel Regno Unito, l’infermiere ha la possibilità di prescrivere un numero ristretto e ben definito di farmaci, nel contesto di un piano clinico paziente specifico dopo diagnosi medica. Altra esperienza di rilievo è quella della Spagna, in cui non si parla mai di prescrizione ma di dispensazione di medicinali. L’ordine di dispensazione è il termine utilizzato al posto della ricetta medica”.

Queste parole sono state pronunciate dall’ex presidente AIFA, il dottor Mario Melazzini, parole importanti ma non le sole; un parere favorevole lo ha mostrato anche M. Scaccabarozzi, presidente di Farmaindustria.

Oggigiorno, il primo e vero passaggio d’affrontare per un tale potere, non è di certo il confronto con le altre classi professionali sanitarie oppure con le istituzioni del nostro stato; bensì un percorso di crescita etica professionale (l’infermiere, prima di avere il potere prescrittivo, deve essere consapevole di essere autonomo, di avere responsabilità, deve avere la necessità e la voglia di implementare le proprie conoscenze), e un adattamento del percorso formativo tale da permettere di essere padroni del settore farmacologico.

Tra i vari stati europei partecipi a tale progresso, prendiamo in considerazione lo stato considerato porta-bandiera, il Regno Unito:

  • E’ stato il primo stato europeo ad introdurre il potere prescrittivo infermieristico (definito “non medical prescribing”), ed è lo stato con la maggior parte di diritti su tale settore, nel mondo;
  • Il suo sistema sanitario (NHS), ha svolto delle indagini valutative sull’impatto economico di tale fenomeno, riscontrando svariati vantaggi;
  • Molteplici ricerche hanno dimostrato che la popolazione è soddisfatta degli infermieri prescrittori e della sua preparazione.

Questi e molti altri fattori positivi ha comportato il potere prescrittivo. Ma cosa ne pensano i protagonisti di tale potere?

Ho voluto chiederlo direttamente a loro: 3 infermieri, 3 nazioni diverse, 3 modi di vedere; certamente non possono riassumere il pensiero comune infermieristico, ma potrà essere di spunto per una successiva riflessione.

I quesiti proposti, in maniera chiaramente anonima, ed in duplice formato italiano/inglese, sono stati:

  1. Cosa ne pensa lei del potere prescrittivo infermieristico?
  2. In quale campo sanitario applicherebbe il potere prescrittivo infermieristico?
  3. In questo eventuale aspetto della professione infermieristica, ritiene sia più importante l’esperienza, la teoria o entrambe?
  4. Cosa comporterebbe l’eventuale applicazione del potere prescrizionale nel nostro paese? E soprattutto nella nostra categoria lavorativa?
  5. Cosa proverebbe, se avesse la possibilità di usare il potere prescrittivo nella sua vita lavorativa quotidiana?
  6. Considerazioni personali

Vi inoltro di seguito (in allegato) in formato leggibile, le 3 interviste eseguite, affinché possiate prendere visione e fare un confronto di questi tre universi, completamente diversi.

Ringrazio vivamente, i partecipanti all’intervista, per la loro disponibilità e per il loro senso d’apertura al confronto.

Spero che quest’articolo ci possa indurre in una maggiore consapevolezza del nostro potenziale e ci stimoli a dare di più per la professione, praticamente e intellettivamente.

Alla prossima colleghi!

Pasquale Fava

Allegato

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