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Infermieri della Marina autorizzati a trattare patologie correlate alle attività subacquee anche in assenza del medico

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Infermieri della Marina militare abilitati alla Fisiopatologia Subacquea autorizzati a trattare patologie correlate alle attività subacquee anche in assenza del medico

Mentre in ambito “civile” gli infermieri italiani continuano a vedere differita l’attivazione dei percorsi di laurea magistrale abilitanti alle competenze specialistiche, nel contesto “militare” pare proprio che le cose procedano in maniera totalmente differente!

Tra i problemi di inquadramento della professione e l’annosa questione della mancata iscrizione all’Albo, di cui ci siamo occupati nel dettaglio con la pubblicazione di un recente e dettagliato articolo, a mettere in luce il potenziale infermieristico, lasciando indubbiamente tutti senza parole, ora c’è proprio il Ministero difesa e più’ precisamente la Marina militare.

Gli infermieri della Marina militare, infatti, non solo da tempo sarebbero di fatto autorizzati a prescrivere e somministrare farmaci sulle unità navali senza medico, come evidenzato da un recente articolo di Quotidiano Sanità, ma, in base a quanto riportato dallo stesso sito istituzionale della Marina militare, previa formazione specifica, vengono abilitati altresì alla Fisiopatologia Subacqua.

Grazie alla frequenza del corso abilitante della durata di dodici settimane – come si apprende direttamente dal il sito web di forza armata – gli infermieri della Marina militare approfondiscono le conoscenze della medicina del lavoro subacqueo e dei trattamenti iperbarici, tali da consentire loro il corretto trattamento di elezione e di urgenza/emergenza delle patologie correlate alle attività subacquee anche in assenza del medico.

Camera iperbarica Marina Taranto 5-2

L’Infermiere abilitato alla fisiopatologia subacquea (Fsb) può prestare assistenza in piena autonomia ad operazioni subacquee fino alla profondità di 60 mt; questo settore specialistico, da sempre caratteristico della sanità della Marina, non ha corrispettivo nella formazione specialistica degli Infermieri in ambito civile e vede l’operatore impegnato oltre che nel supporto sanitario alle attività subacquee militari anche in assistenza in caso di terapie OTI (ossigeno-terapia iperbarica) anche in favore della popolazione civile.

Le Camere Iperbariche della Marina, presenti a bordo di diverse unita’ navali oltre che in diverse sedi come La Spezia, Taranto ed Ancona, sono state spesso impiegate per i trattamenti sanitari a supporto delle attività di protezione civile in caso di calamità naturali come ad esempio i terremoti di San Giuliano (2002), Abruzzo (2009), Haiti (2010).

Quanto sopra, seppur apparentemente di buon auspicio per il buon esito delle competenze specialistiche degli infermieri c.d. “civili”, dovrebbe portarci tuttavia a porci alcune importanti domande. Siamo certi che gli infermieri militari abilitati alla fisiopatologia subacquea, che, a detta della Marina militare, finora sono intervenuti in favore della popolazione civile, risultino, altresì, regolarmente iscritti all’Albo?

marina

Stando all’art. 212 del decreto legislativo 66/2010 (Codice dell’ordinamento militare), “fermo restando il titolo universitario abilitante di cui alla legge 1 febbraio 2006, n. 43, il personale del servizio sanitario militare può svolgere il percorso formativo presso le strutture del servizio stesso, individuate con decreto del Ministro della salute, che garantisce la completezza del percorso formativo.

Siamo certi che la completezza del percorso formativo di abilitazione in fisiopatologia subacquea è stata garantita dal Ministero della salute?

Il caso è sollevato in un’interrogazione ai ministri della Salute e della Difesa dal deputato Aniello Formisano del Gruppo Misto (avvocato, aderente a Italia dei Valori, dopo un passaggio nel Centro democratico) e NurseTimes ha deciso di impegnarsi a seguire gli sviluppi della vicenda.

Giuseppe Papagni

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