La Procura della Corte dei Conti ha quantificato in circa 13mila euro il danno erariale che un infermiere di Ancona che, stando alle accuse, avrebbe simulato le vaccinazioni anti-Covid al Centro Sportivo Paolinelli della Baraccola, allestito come hub vaccinale del capoluogo marchigiano durante l’emergenza pandemica.
La condotta dell’uomo, arrestato dalla polizia nel gennaio 2022, sarebbe stata finalizzata a rilasciare falsi Green Pass in cambio di denaro. Le accuse sono di peculato, falso ideologico e corruzione. Mentre la prima udienza per il danno patrimoniale è stata fissata al 17 aprile, il procedimento penale nei confronti dell’infermiere e degli altri indagati, tra cittadini e intermediari, è ancora fermo alla fase della chiusura delle indagini preliminari. Dunque la Procura deve ora stabilire se chiedere il rinvio a giudizio, fissando un’udienza preliminare, oppure l’archiviazione per qualche posizione.
Sì, perché secondo l’accusa sarebbero ben 76 le persone che avrebbero pagato fino a 500 euro per ricevere una finta dose di vaccino, arrivando da varie parti d’Italia. Le notifiche dei provvedimenti alla Procura di Ancona erano infatti arrivate dalle questure di Barletta-Andrea-Trani, Bologna, Fermo, Foggia, Macerata, Milano, Padova, Pescara e Taranto.
Non solo. All’epoca finirono agli arresti domiciliari, oltre all’infermiere, quattro intermediari o procacciatori, coinvolti nel sistema corruttivo in quanto avrebbero reclutato cittadini no vax non intenzionati a sottoporsi realmente alla vaccinazione. I cinque indagati, però, sono attualmente liberi da misure cautelari, in attesa di giudizio penale.
A svelare la presunta attività illecita, le immagini delle telecamere installate dalla Squadra Mobile e gli appostamenti degli agenti, a seguito delle segnalazioni ricevute. In sostanza, l’infermiere sotto accusa si sarebbe limitato a pungere la cute, senza iniettare il vaccino, per poi applicare il cerotto e gettare le siringhe ancora piene nel contenitore destinato allo smaltimento degli aghi e dei taglienti.
Gli accertamenti erano iniziati dopo la denuncia di un medico vaccinatore che, insospettito dal comportamento dell’infermiere, aveva registrato alcune conversazioni, fingendosi suo complice. Sarebbe così emerso il tentativo dell’infermiere di corrompere il medico, al quale avrebbe proposto di spartire i compensi derivanti dall’atto illecito.
Tornando al danno erariale, esso sarebbe stato procurato dall’infermiere non solo all’ente per il quale prestava servizio, ma pure alla struttura commissariale nazionale che la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva predisposto per attuare e coordinare le misure di contenimento e contrasto della pandemia. E l’importo è stato calcolato in base alle fiale di siero che avrebbe sprecato durante la campagna vaccinale, nel periodo compreso tra la fine del 2021 e gli inizi del 2022.
Redazione Nurse Times
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