Riportiamo di seguito l’esperienza della giovane collega Nicole Favra che, per contrastare la profonda crisi occupazionale che flagella l’Italia, ha deciso di emigrare nel Regno Unito, dando finalmente una drastica svolta alla propria vita professionale e personale.
In dieci mesi nel nuovo posto di lavoro sono successe così tante cose che raccontarle potrebbe incoraggiare gli infermieri italiani a voler provare un’esperienza all’estero.
Ma andiamo con ordine!
Un’agenzia di recruitment mi ha contattata da parte di una piccola clinica privata situata ad Harley Street, una lunga strada vicino ad Oxford Street nota per essere la via ‘medica’ di Londra, costellata di studi medici e cliniche private.
Questa clinica è specializzata in ginecologia, urologia, ortopedia, endoscopia, terapia del dolore ed oncologia. Nell’area chirurgica ci occupiamo di interventi minori e abbiamo la fortuna di lavorare accanto a medici riconosciuti a livello internazionale che mi hanno permesso di conoscere anche persone famose (che, purtroppo a causa della privacy, non posso nominare ma posso dire che ho avuto l’onore di essere l’infermiera di uno dei miei idoli!).
Prima dell’apertura delle sale operatorie – che erano ancora in costruzione nel momento della mia assunzione – mi sono occupata, assieme ai miei colleghi, della stesura di tutti i protocolli e i documenti che formalizzano tutto ciò di cui ci occupiamo. Una volta che ho cominciato a lavorare effettivamente in sala operatoria, ho scoperto di apprezzare molto questo campo e l’ambiente ha favorito questo mio interesse. Inizialmente ero spaventata dal fatto che la clinica fosse privata, mi aspettavo medici, pazienti e colleghi arroganti e pretenziosi.
Fortunatamente è stato l’opposto!
L’ambiente è tranquillo, accogliente ed amichevole, tutti i colleghi (dai capi a chi si occupa delle pulizie) sono gentilissimi e disponibili. Non mi pesa assolutamente andare a lavorare poiché i colleghi sono come una grande famiglia. Ridiamo, scherziamo e ci aiutiamo a vicenda.
Io lavoro dal lunedì al venerdì con orari flessibili e che posso modificare in base alle mie esigenze: se mi serve un giorno a casa, entrare dopo o finire prima mi basta accordarmi con uno dei colleghi sapendo che un giorno ricambierò il favore quando ne avrà lui bisogno.
Ultimamente ci sono state alcune difficoltà, in quanto diversi colleghi si sono licenziati per motivi personali e stiamo aspettando che comincino alcuni nuovi colleghi. Questa situazione mi ha permesso di estendere il mio operato anche nella sala di risveglio e nel reparto, infatti al momento sono l’unica dello staff in grado di coprire ogni area del dipartimento.
Sono diventata responsabile delle ordinazioni e dello stoccaggio degli strumenti e i materiali che usiamo, affianco i miei superiori nelle decisioni rilevanti, partecipo ai meeting coi capi, faccio gli orari per i colleghi, la pianificazione delle sale operatorie assieme ad un altro mio collega italiano e tante altre cose che mi vengono riconosciute e per le quali tutti mi sono riconoscenti.
Come ha detto il mio manager, questo è il mio ‘time to shine’!
La compagnia mi ha anche offerto di partecipare ad un corso di 6 mesi, finanziato dall’azienda, per specializzarmi nella sala operatoria. Questo corso mi permetterà di esercitarmi anche in realtà più grandi per farmi fare esperienza anche di interventi più complessi di cui non ci occupiamo in clinica. Se tutto va bene, nei prossimi anni, mi offriranno anche un corso per diventare assistente del chirurgo. Con il conseguimento di quest’ultimo potrei anche essere scelta da un chirurgo ed essere assunta per lavorare solo con lui.
Sono soddisfatta dei miei risultati, questo lavoro mi ha anche permesso di affittare un appartamento molto carino a due passi dalla Tower Bridge, e poter vedere alcune delle cose più belle di Londra ogni volta che esco per andare a lavorare non stanca mai! Se penso al fatto che, in Italia, credevo non avere nessuna prospettiva, mi sembra incredibile aver raggiunto questi risultati in soli due anni.
Tutto questo mi sta dimostrando quanto sia vero che Londra sia una città meritocratica. I miei sforzi, la mia dedizione e le mie capacità sono riconosciute e mi stanno aiutando a fare una crescita professionale che non mi sarei mai aspettata. Inizio ad apprendere il significato del detto ‘scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai’!
Simone Gussoni
Fonti: donnecheemigranoallestero.com
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