Uno studio americano pubblicato su Circulation dimostra che le complicanze cardiache post infarto si ridurrebbero del 50% utilizzando tecniche di coping e di rilassamento insieme alla riabilitazione.
Uno studio coordinato da James Blumenthal, psichiatra alla Duke University di Durham, in North Carolina, e pubblicato sulla rivista Circulation, ha dimostrato che esercitare la mente ha chiari benefici sul cuore umano. Usando tecniche per la gestione dello stress, infatti, si ridurrebbero di circa il 50% le complicanze nei pazianti sottoposti a riabilitazione cardiaca.
I ricercatori hanno reclutato in tutto 226 pazienti con patologie coronariche. 151 di loro si sono sottoposti a 12 settimane di esercizi riabilitativi e la metà di questi 151 ha partecipato anche a delle sessioni settimanali di esercizi basati su tecniche di rilassamento e di coping. I restanti 75 pazienti non hanno aderito al programma di riabilitazione. Tutti i partecipanti all’attività riabilitativa hanno compilato un questionario per valutare depressione, ansia, rabbia, stress e si sono sottoposti al monitoraggio dei parametri vitali come la frequnza cardiaca e ad esami ematici per misurare i biomarkers di salute cardiovascolare, come il colesterolo.
I risultati hanno evidenziato che a presentare eventi cardiaci o vascolari come infarto, angina o ictus che hanno richiesto il ricovero ospedaliero o che hanno portato ad exitus sono stati:
- il 47% dei soggetti che non hanno aderito al programma riabilitativo e a quello della gestione dello stress;
- Il 33% delle persone che hanno eseguito solo gli esercizi riabilitativi;
- il 18% delle persone aderenti ad entrambi i programmi.
Dallo studio, quindi, è emerso che le persone che hanno effettuato la riabilitazione ed hanno messo in atto strategie per la riduzione dello stress hanno avuto l’outcome migliore. Così dichiara Eric Aldrich, ricercatore in neurologia e riabilitazione alla Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora:
“Dal momento che i problemi cardiaci sono la principale causa di morte negli Stati Uniti, questo potrebbe rappresentare un nuovo trattamento per aiutare a ridurre l’impatto di questa malattia. I dati raccolti dallo studio suggeriscono che questo approccio potrebbe migliorare i programmi di riabilitazione cardiaca”.
La ricerca presenta dei limiti. Gli autori hanno infatti sottolineato di non aver incluso molte morti causate da eventi cardiaci seri, in quanto lo studio ha coinvolto poche persone. Altresì, per lo stesso motivo, non è stato possibile misurare gli effetti di specifici interventi per ridurre lo stress. Non è stato poi indagato il motivo per cui molti soggetti non si sono voluti sottoporre al programma riabilitativo.
Alessio Biondino
Fonti:
Circulation 2016
Lascia un commento