Come un tempo scrisse qualcuno “Si vuole profanare il tempio” … “gli dei sono in collera!”
Con sentenza depositata in data 10 Novembre 2016 il TAR Umbria ha bocciato l’Unità di degenza Infermieristica (cd UDI) istituita presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia e la Deliberazione di Giunta Regionale 1084 del 22 Settembre 2015 che aveva avvalorato detta modalità organizzativa.
Il ricorso all’istituzione dell’UDI è stato promosso dalle associazioni sindacali CIMO Umbria e AAROI-Emac Umbria, le quali in una nota scrivono: “La decisione costituisce un precedente unico nel panorama nazionale avendo ritenuto, contrariamente a quanto ritenuto dalla Regione Umbria, detto modello organizzativo non conforme e anzi in contrasto con la normativa nazionale e regionale a tutela del diritto alla salute dell’individuo paziente che richiede l’intervento coordinato del medico e dell’infermiere”
Secondo il TAR Umbria: “il Piano Sanitario Regionale non prevede l’UDI dunque la sua istituzione con delibera del Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera risulta illegittima”
E ancora, prosegue il TAR: “UDI crea confusione tra personale medico ed Infermieristico conseguente alla tendenziale separazione tra attività clinica ed attività assistenziale che viene realizzata”
“Il personale medico non può operare “a distanza”, in quanto altrimenti ciò dovrebbe determinare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall’ordinamento”.
L’UDI istituita presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, in via sperimentale da maggio 2015, è dotata di 12 posti letto e si occupa della gestione dei pazienti nella fase post-acuta, provenienti da altre U.O. a carattere prevalentemente internistico, che hanno terminato l’inquadramento diagnostico, hanno un piano terapeutico definito e condizioni cliniche stabili.
Sul sito dell’Ospedale di Perugia si leggono, ancora per poco, gli obiettivi dell’Unità di Degenza Infermieristica quali:
- Garantire il mantenimento di un’adeguata qualità dell’assistenza alla persona;
- Favorire il recupero dell’autonomia dell’individuo, in un’ottica di restituzione al domicilio, o di ricorso a forme residenziali territoriali;
- Migliorare l’utilizzo dei posti letto dell’area medica;
- Ottimizzare la degenza media e l’appropriatezza dei ricoveri nei reparti per acuti;
- Favorire l’integrazione tra strutture ospedaliere e territoriali nonchè lo sviluppo e la condivisione di percorsi assistenziali con particolare riferimeto alle dimissioni protette.
A poco sono valsi il raggiungimento degli obiettivi preposti, i risultati positivi, l’adesione degli utenti, il successo non solo assistenziale ma anche e soprattutto manageriale degli infermieri.
Siamo in Italia, ed è giusto continuare un percorso in controtendenza rispetto a tutti gli altri Paesi Europei, dove invece si tende a conferire sempre maggiore autonomia alla professione infermieristica, realizzando progetti di modifica che prevedono suddivisioni delle prestazioni.
In Italia tutto ciò non è possibile, la classe medica si oppone, sentendosi forse attaccata? Ma poi come fa a sentirsi sotto attacco, chi in sanità ha sempre avuto un ruolo primario, forse la crescita degli infermieri fa paura?
O forse assistiamo ad ultimi e affannati tentativi di continuare con una politica conservativa in sanità, con una visione medico centrica, delineando chissà quali pericolosi rischi per i cittadini e per il futuro?
L’UDI rappresenta una sfida, un’opportunità di crescita e come dichiarato dal Direttore Generale Orlandi all’atto dell’inaugurazione nel 2015: “questi dodici letti andranno ad incidere fortemente nella ottimizzazione del trasferimento dei pazienti dall’ospedale alle terapie domiciliari o alle strutture riabilitative del territorio. Costituiscono quindi una sorta di area-ponte a gestione infermieristica, in assoluta sicurezza, grazie ad un modello organizzativo che delinea le varie competenze professionali . Ovviamente le aspettative sono anche quelle di comprimere il fenomeno dei letti aggiunti”.
“Letti aggiunti” che adesso, giusto per sottolineare, non faranno altro che aumentare.
Nonostante l’amaro in bocca, vorrei concludere con un grande applauso con tanto di standing ovation per tutti gli infermieri, parte integrante dell’UDI, che in questo straordinario progetto ci hanno sperato, creduto e che l’hanno voluto fino al punto di vederlo realizzato, anche se per poco tempo.
Federica Olivazzi
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