Una sentenza che deve far riflettere sulla persistenza, nei fatti, di una cultura organizzativa sanitaria di chiara impronta gerarchica e sull’arretratezza culturale di molti colleghi infermieri che… Non è più tollerabile
Non esiste una legge che imponga una trasfusione ematica a pazienti dissenzienti. È da questo concetto che vogliamo partire per raccontare alcuni aspetti inquietanti (e che fanno molto riflettere sulla nostra professione) di una sentenza partorita dal Tribunale di Termini Imerese (sentenza 30 maggio 2018, n. 465).
La vicenda è piuttosto complessa e lunga da raccontare, ma proveremo a focalizzarci sugli aspetti salienti.
Una paziente aderente alla Confessione dei Testimoni di Geova che ha bisogno di una trasfusione; un primario che decide di effettuargliela nonostante lei sia cosciente e non voglia dare alcun consenso per effettuare la procedura; gli infermieri che “eseguono” senza battere ciglio.
Il primario, a causa di quel suo delirio di onnipotenza (i TSO, a norma di Costituzione, devono essere specificamente previsti da una legge ordinaria dello Stato) è stato condannato per il reato di violenza privata che tutela la libertà psichica dell’individuo.
E non poteva non essere così.
Ciò che colpisce sono le motivazioni del Tribunale: il medico avrebbe agito come “mandante della violenza privata, disponendo che alla paziente fosse praticata, nonostante il suo dissenso l’emotrasfusione”. E questa sua sorta di ordine, perentorio, sarebbe stato eseguito senza alcun contrasto o titubanza da parte degli infermieri. Esecutori.
Ricapitolando: il medico (che in teoria non è un superiore dell’infermiere, ma che in molte realtà ospedaliere si sente tale e/o viene trattato da tale) ha sfruttato la sua posizione gerarchica per imporre ai “suoi” infermieri, evidentemente inconsapevoli del proprio ruolo e delle proprie responsabilità, manovre atte a eseguire una trasfusione senza consenso.
Una cultura organizzativa, quella della nostra sanità che, nei fatti, rimane di chiaro stampo gerarchico. E chi ci rimette, come nel caso in oggetto, purtroppo sono i cittadini. Per carità, stavolta (miracolosamente) gli infermieri non erano coinvolti nella vicenda processuale, ma… La loro arretratezza culturale e la chiara inconsapevolezza delle leggi che regolano l’agire professionale dell’infermiere, si sono palesate in modo imbarazzante.
Non esiste una legge che imponga una trasfusione ematica a pazienti dissenzienti. E anche gli infermieri “esecutori” dovrebbero saperlo bene.
Lascia un commento