Stando a un’indagine condotta dalla Chemical Pharmaceutical Generic Association, l’Unione europea deve reperire altrove circa il 90% delle molecole e il 33% dei principi attivi per le medicine. Dalla stessa indagine, il Cpa Industry Report 2019, è emerso che è la produzione cinese a riempire le farmacie europee.
La Cina è il più grande produttore mondiale di ingredienti farmaceutici, e copre il 60% della produzione globale di ‘starting materials’, detti anche ‘intermedi’, imprescindibili per formare i principi attivi delle nostre medicine. Nel caso della Ue, la dipendenza è totale per i secondi (dobbiamo comprare l’85-90% delle molecole-mattoncino), e del 33% per i primi, i principi attivi (Api). Se consideriamo che il nostro carrello si riempie anche in India, arriviamo a quasi il 60% (indagine condotta da La Stampa e ripresa da Eugenio Palazzini su Il Primato Nazionale). Se Pechino decidesse di limitare o interrompere di colpo l’esportazione del materiale necessario alla produzione dei farmaci, la conseguenza sarebbe una catastrofe sanitaria.
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