Quanto guadagnano gli infermieri italiani? Decisamente poco in confronto ai loro colleghi europei…Ma esaminiamo con attenzione l’attuale situazione
Gli infermieri possono lavorare sia nel settore pubblico sia in quello privato. E, anche negli ospedali, non è raro trovare personale assunto tramite cooperativa (vedi regione Lazio).
La stessa professione ha inquadramenti contrattuali diversi ai quali non corrisponde lo stesso salario.
A febbraio è stato rinnovato il contratto collettivo nazionale della sanità, che ha stabilito delle nuove linee guida per la professione ed un piccolo (impercettibile rispetto all’aumento del costo della vita) aumento in busta paga.
Per gli infermieri che lavorano con contratto a tempo indeterminato nel pubblico, ricevono uno stipendio che dipende dalla categoria di appartenenza.
Si va dalla fascia D1alla D6:
- D1 23.919,59 euro l’anno
- D2 24.689,32 euro l’anno
- D3 25.454,35 euro l’anno,
- D4 26.225,40 euro l’anno,
- D5 26.225,40 euro l’anno,
- D6 arriva fino a 27.990,10 euro annui.
L’orario settimanale di lavoro è di 36 ore a settimana, obbligatorie le undici ore di riposo continuativo tra un turno e l’altro.
In alcune strutture pubbliche sono stati riconosciuti quindici minuti per turno per la vestizione.
Queste sono le cifre che riguardano il settore pubblico.
Altra cosa è il privato, dove gli infermieri guadagnano circa 1500 euro netti al mese. Gli stipendi possono differenziarsi tra un’azienda all’altra.
Chi lavora nelle Onlus e nelle cooperative può prendere anche solo mille euro al mese o anche meno, in partita IVA con iscrizione all’Ente di previdenza Enpapi..
Gli infermieri in servizio presso pronto soccorso, sala operatoria e reparti intensivi possono arrivare a 2mila netti mensili, considerando gli straordinari e le reperibilità. Chi occupa posizioni dirigenziali viene pagato circa 3mila euro al mese.
Uno stipendio che non rispetta quelli europei di gran lunga più appetibili, tanto da spingere tantissimi nostri colleghi a scegliere di lavorare in Germania e UK.
Una scelta anche obbligata dalle scarse opportunità occupazionali in Italia.
“Sono dell’idea che gli infermieri guadagnano fin troppo poco in questo Paese e lavoreremo per dargli sicuramente una dignità di stipendio rispetto al lavoro che fanno”, così il vicepremier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio durante la trasmissione l’Aria che tira su La7.
Insomma una crisi senza precedenti che ha portato diversi politici a trattare il tema “stipendi” con promesse che finora non hanno portato nessun riscontro reale.
Secondo il sindacato degli infermieri Nursind “Gli aumenti attuati con il nuovo CCNL 2016-2018, quindi coprirebbero a malapena la differenza persa negli anni: un aumento “non aumento” quindi, anche considerando gli 85 euro al mese medi lordi previsti dall’accordo coi sindacati di novembre 2016 e somme di arretrati che sicuramente non sono in grado di riequilibrare i quasi 700 euro persi negli anni con la svalutazione matematica delle retribuzioni.
Per non parlare ovviamente della perdita di potere di acquisto che viaggia nell’ordine del 20-25% della busta paga”.
Quanto dovranno attendere ancora gli infermieri italiani?
Redazione NurseTimes
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