Anno nuovo, vecchi problemi. Si comincia nel peggiore dei modi: ancora aggressioni, ancora violenza contro gli operatori sanitari. E non possiamo dimenticare che in questi giorni diversi operatori, oltre a un paziente, sono morti in incidenti con le ambulanze. Incidenti che forse potevano essere evitati o contenuti, almeno con le dovute protezioni e formazione.
Nessuno ai piani alti di aziende, Regioni e Governo si pone il problema. Come se il personale sanitario fosse deputato a questo. Nessuno ha risposte concrete che vadano oltre la solidarietà di facciata. Tanto a crepare siamo noi… Ipocriti riluttanti, dopo i fatti eclatanti, si stracciano le vesti in falsa e opportunistica solidarietà alle vittime, ma cosa hanno fatto per prevenire, per capire, per studiare correttivi validi e per proteggere gli operatori sanitari?
Eppure sarebbe un loro dovere. Un dovere che inizia dall’alto, dai governi, dalle Regioni, e arriva fin dentro le direzioni generali delle Asl. Troppo facile e troppo comodo tentare di scrollarsi di dosso la responsabilità con un comunicato di solidarietà, magari con estemporanee proposte di militarizzazione degli ospedali, come se fosse questa la soluzione.
Da quando scrivo articoli mi sono occupato del problema diverse volte. Ho tentato di aprire gli occhi di chi non voleva vedere, e mai nessuno ha preso in considerazione la realtà. Una sola iniziativa da parte di Opi Arezzo, di cui ringrazio il presidente, ma a quanto pare del tutto inascoltata. Eppure si arrivò fin dentro il Senato della Repubblica. Lodevole l’iniziativa, ma fagocitata e resa un’inutile passerella per politici che, anche su questo, hanno tentato di mettersi in mostra. Oltre questo, il nulla.
La violenza sugli operatori ha diverse forme e sfaccettature, ma tutte riconducono alla stessa causa: la distruzione sistematica e scientifica del nostro sistema salute universaliustico. I cittadini ci aggrediscono nei pronto soccorso perchè sono sovraffollati e il personale è al lumicino, e sfido chiunque a non perdere le staffe in quei gironi infernali i reparti di emergenza. I pronto soccorso sono sovraffollati perchè nessuna risposta concreta viene fornita dalla sanità territoriale.
Si innesca in questo modo un circolo vizioso che, di fronte all’impossibilità materiale di dare risposte a tutti, di dare un minimo di assistenza, diventa frustrazione, rabbia, e queste diventano violenza contro chi? Ovviamente contro chi è lì in condizioni estreme, a fare quello che può, e non potrebbe essere diverso.
Gli incidenti sul lavoro come quelli occorsi a pochi giorni di distanza e in cui diversi operatori sanitari hanno perso la vita erano davvero inevitabili? Io credo fermamente che qualcosa si doveva e si poteva fare. Quei mezzi di soccorso erano stati revisionati di recente? Quanti chilometri avevano al loro attivo? Quante ore di guida avevano sulle spalle quel giorno gli autisti dei mezzi? Quale formazione era stata loro fatta? Non si sa e non si saprà mai: meglio prendersela col destino beffardo.
Quanta violenza nei confronti di tutti noi, tutti giorni, passa sulla nostra pelle, nei posti di lavoro, sotto forme subdole: ferie negate, riposi negati, ricatti, umiliazioni anche pubbliche, mobbing e aggressioni verbali. Sono solamente esempi, forse solo la punta dell’icerberg.
Allora torniamo al cittadino che si trova a non avere alcuna risposta nel suo territorio e si riversa dove immagina non si neghi nulla a nessuno, e invece trova ambienti sovraffollati, personale che corre di qua e di là senza mai arrivare a un punto. Si trova di fronte una sanità espulsiva e una burocrazia che nega il diritto stesso alla salute. Il problema delle liste di attesa ne è un evidente segno.
Curarsi è diventato un privilegio per chi se lo può permettere, pagando, e non è più un diritto universale sancito dalla nostra Costituzione. Cittadini di serie A e di serie B o C anche difronte alla malattia. Perchè questo si è fatto negli ultimi 15 anni: si è distrutto un patrimonio di tutti, ossia la nostra sanità pubblica, trasformando il Ssn da qualcosa dei cittadini e per i cittadini in un nemico che nega tutto e ti lascia morire agli angoli delle strade.
Pochi, davvero pochi, e pagati due spicci (abbiamo tra le paghe più basse d’Europa), con modelli organizzativi inefficaci, senza possibilità di carriera (anche se sancita dai contratti nazionali di lavoro). E troppi pronti a gettare la spugna, mentre i giovani infermieri scelgono di emigrare. Tutto questo genera la violenza contro gli operatori sanitari, tutto questo è violenza contro gli operatori sanitari, e tutte queste sono le responsabilità oggettive della nostra classe politica degli ultimi 15 anni.
A questo punto non ci sono e non ci possono essere soluzioni a breve termine. Ma ciò non significa che non ci siano soluzioni. Quello che va fatto richiede tempo e investimenti per ridare dignità al Ssn., per fare in modo che i cittadini riconoscano come amico e sostegno il Ssn, che tornino a sentirlo una cosa loro.
Bisogna restituire la dignità rubata ai professionisti e rendere attrattivo il lavoro, eliminare ogni forma di abuso da parte di direzioni e prezzolati dirigenti. Sia ben chiaro, tutto questo si fa solamente se si rimettono al centro i cittadini e il benessere organizzativo, se gli infermieri e i professionisti della salute saranno rispettati e valorizzati, se la politica capirà che è responsabile di questo grosso guaio e avrà la capacità di assumersi le sue responsabilità.
Angelo De Angelis
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