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Forlì, operata l’infermiera accoltellata a Meldola. Proseguono le indagini sull’aggressore

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Forlì, operata l'infermiera accoltellata a Meldola. Proseguono le indagini sull'aggressore
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Prognosi di guarigione in oltre 50 giorni. Questo il responso al termine dell’intervento chirurgico a cui è stata sottoposta ieri pomeriggio l’infermiera accoltellata mercoledì mattina nel Centro di Salute Mentale della Casa della Comunità di Meldola (Forlì-Cesena). La donna è ricoverata all’ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì, dove verosimilmente sarà ascoltata dagli investigatori per fare luce su quanto accaduto.

L’aggressore, un 31enne già noto alle forze dell’ordine e con precedenti legati alle sostanze stupefacenti, è stato subito individuato dai carabinieri, i quali lo hanno bloccato prima che raggiungesse la propria abitazione. Dopo l’arresto in flagranza per tentato omicidio, si attende a breve l’iterrogatorio da parte del sostituto procuratore Federica Messina. Le indagini procedono per chiarire il motivo che ha spinto l’uomo, seguito dai servizi della struttura, a compiere un gesto così violento.

Gli inquirenti hanno effettuato i rilievi di legge e individuato la possibile arma utilizzata per ferire l’infermiera al collo e alla mano, all’altezza di un tendine (motivo per il quale è finita sotto ai ferri), fortunatamente senza ledere punti vitali. Inoltre sono state raccolte le testimonianze dei presenti, che comunque non avrebbero assistito direttamente all’aggressione. Non vi sono neanche immagini di videosorveglianza.

Intanto arrivano nuovi attestati di solidarietà alla stessa infermiera, accompagnati anche da qualche riflessione. “Sono anni che cerchiamo di promuovere azioni che vadano a tutela dei colleghi che si prodigano per la salute della cittadinanza – dice Gianluca Gridelli, responsabile il Nursing Up Romagna -. Addirittura avevamo prodotto un documento intitolato ‘Pronto soccorso sicuro’, inviato alla Regione, che però è stato totalmente ignorato. Prevedeva una serie di proposte, tra le quali l’apertura del presidio di polizia nelle 24 ore, quale deterrente, almeno nei grossi nosocomi, e tutta una serie di indicazioni rivolte ai cittadini per far capire che il personale sanitario è lì per loro, non contro di loro”.

Redazione Nurse Times

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