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Insulti e minacce a infermiere e poliziotti: aggressore sotto processo a Viterbo

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Insulti e minacce a infermiere e poliziotti: aggressore sotto processo a Viterbo
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“Voglio subito un medico, pezzo di m… “. Questi gli insulti rivolti a un infermiere del Triage da un 38enne d’origine albanese, protagonista cinque anni fa di un’irruzione nel Pronto soccorso dell’Ospedale di Belcolle, a Viterbo. Un’aggressione che gli è costato una denuncia e il conseguente processo per oltraggio, resistenza, minaccia a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. Sì, perché il malcapitato infermiere non fu l’unico con cui l’uomo se la prese.

Vittima di un incidente stradale e in chiaro stato di alterazione per l’abuso di alcol, l’imputato si presentò nel reparto di emergenza insieme a due amici, un uomo e una donna, pretendendo di essere visitato subito da un medico e rivolgendo pesanti insulti all’infermiere del Triage (“Sto pezzo di m… non vuole farmi visitare”).

E proprio il sanitario che subì gli insulti, nell’udienza di ieri, ha esposto la sua versione su quanto accadde nella notte tra il 14 e il 13 giugno 2018: “Volle entrare direttamente nelle sale, dicendo che ero io a non volerlo far visitare. Il vigilante chiamò la polizia, che si precipitò con due pattuglie. Eravamo in cinque-sei nella stanza del medico, mentre lui aggrediva agenti e personale, rifiutando le cure e proferendo minacce di tutti i tipi”.

Nella stessa udienza è stato ascoltato anche uno degli agenti della squadra mobile intervenuti: “Dato che la situazione si stava facendo pericolosa per tutti, lo ammanettammo e lo portammo in ufficio, dove continuò a dare in escandescenze, mostrando il pugno a un ispettore e minacciandolo così: ‘Ti aspetto fuori, ti metto sotto con la macchina. Vi siete messi contro gli albanesi, ora sono c… vostri. Avete una vita privata, vi vengo a cercare e sono c… vostri’”.

Sempre ieri, tra gli altri, avrebbe dovuto essere ascoltata dalla difesa l’amica che era con l’aggressore, ma la testimonianza è stata rinviata perché la donna è attualmente bloccata in Libano per via della guerra. Al termine dell’udienza il giudice ha pronunciato un rinvio a fine gennaio per sentire sia lei che la dottoressa di turno su quanto accaduto in sala visite, così come chiesto dalla difesa.

Redazione Nurse Times

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