Insoddisfatti per lo stipendio soprattutto perché non è adeguato alle responsabilità, gli infermieri millenials sono invece soddisfatti per la loro formazione e per il rapporto con gli infermieri senior.
Non hanno problemi di occupazione, ma si rendono conto che il loro posto migliore sarebbe quello su un territorio e in una residenzialità che ancora resta indietro.
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Anzi, ciò che vorrebbero sarebbe proprio una maggiore formazione in questo settore come in quello dell’area critica per far fronte alle emergenze dove già sono una punta di diamante e vorrebbero che questo avvenisse con vere e proprie specializzazioni.
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E’ il quadro che emerge da un sondaggio della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche che con settori specializzati – questo è, appunto “Fnopi Giovani” – sta tracciando il profilo completo della professione infermieristica e delle sue esigenze che nascono e derivano dai veri bisogni di assistenza dei cittadini.
Al sondaggio ha partecipato un campione statisticamente significativo di giovani infermieri: l’età media delle donne è di 26,4 anni, quella degli uomini 25,9.
Per la maggior parte (66%) si sono formati nelle strutture universitarie del nord del Paese, il 18% al centro e il 16% al sud.
I più hanno conseguito la laurea tra il 2013 e il 2018 e il 34% di loro ha acquisito anche una formazione post-base (laurea magistrale/specialistica, master di primo livello prevalentemente nell’area emergenza/urgenza, chirurgica, territoriale wound care, management).
Per il 76% l’esperienza lavorativa va da 2 a 5 anni, solo per il 12% è superiore ai 5 anni e solo il 7% è in attesa di occupazione: il 13% è libero professionista, l’80% lavora in strutture pubbliche e private con contratti a tempo determinato (pubblico 14%, privato 16%) e a tempo indeterminato (pubblico 29%, 21% privato).
Non c’è un ambito operativo che prevale: le percentuali vanno dal 5% per l’area della salute mentale al 21% dell’ambito sociosanitario/residenzialità (10% territorio, 14% area emergenza/urgenza, terapia intensiva, 16% ambito chirurgico, 20% ambito medico).
L’ambito clinico lavorativo in cui si registra maggiore soddisfazione da parte degli infermieri è quello dell’emergenza urgenza e terapia intensiva, settore notevolmente ambito anche da coloro che lavorano in campo medico e chirurgico.
L’82% dei professionisti lavora nella regione in cui risiede, il 5% farebbe un’esperienza all’estero.
E tra i criteri che hanno orientato la scelta alla professione, motivazioni economiche a parte, c’è anche il bisogno di accrescere competenza ed esperienza.
“Il risultato della survey – spiega Nicola Draoli, responsabile per il Comitato centrale della Federazione del settore “Fnopi Giovani” – mette in evidenza anche criticità legate alla qualità dello specifico posto di lavoro: è l’organizzazione dei servizi che spesso non va. L’indagine è comunque uno sprone per i livelli organizzativi a riqualificare velocemente i setting di lavoro residenziali territoriali per renderli attirativi e adeguati alla professione così come si rende necessario lavorare fin dal percorso formativo di base su un maggior orientamento alla territorialità e non solo al settore dell’area critica”.
Redazione Nurse Times
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