Riportiamo di seguito la testimonianza di Tino Gesualdo, nefrologo e presidente della scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari.
Sono in prima linea in un reparto UTIR/NEFROCOVID dove combattiamo, ogni giorno, questa guerra nella speranza di sconfiggere presto il nemico invisibile. Conosco bene le difficoltà. Purtroppo, le dimensioni del problema sanitario pandemico hanno superato le attese. Nessuno si aspettava questi numeri così elevati dovuti anche alla negligenza di “pseudo-esperti” che dichiaravano vinta la battaglia: “il virus si è indebolito”. Il nostro sistema sanitario e quello di molte altre nazioni (Stati Uniti, Francia, Spagna, ect.), non hanno il capitale umano sanitario sufficiente a fronteggiare questi numeri.
Oggi nelle corsie COVID, entriamo con giovanissimi colleghi medici, infermieri, OSS, ausiliari ai quali dobbiamo rispetto e riconoscenza. I malati ci sono e sono tanti: dobbiamo lasciarli soli e protestare?Ippocrate insegna che dobbiamo prima curare. Tutti dobbiamo fare la nostra parte, serve la responsabilità collettiva, affinché la pressione che i nostri pronto soccorsi stanno vivendo in questi giorni possa allentarsi.Finita la vera emergenza la politica dovrà interrogarsi: perché è successo tutto questo? La sanità è un bene prezioso e merita rispetto. I modelli organizzativi sanitari vanno completamente cambiati. È mancata una medicina territoriale e gli ospedali hanno dovuto supplire alla mancanza di una organizzazione sanitaria territoriale.
Adesso è il momento del silenzio e del rispetto, abbiamo bisogno di persone che si mettano in discussione e diano una mano nei reparti COVID. Fatti e non parole!
Finita l’emergenza, arriverà il momento della discussione e la politica questa volta dovrà necessariamente dare le dovute risposte a chi ha rischiato la vita per il bene comune
TINO GESUALDO (NEFROLOGO- PRESIDENTE DELLA SCUOLA DI MEDICINA E CHIRURGIA, UNIVERSITA’ DI BARI)
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