L’ anno che sta per volgere al termine, sarà ricordato per il nuovo codice deontologico e per la celebrazione dei vent’anni dalla L. 42/99
Tanti colleghi in giacca e cravatta o in tailleur hanno partecipato ai vari eventi che si sono tenuti per ricordare il ventennale di questa legge epocale…ma poi dismessi gli abiti eleganti e indossata la divisa da infermiere di clinica, cosa è cambiato? Domanda retorica ovviamente: nulla!
Le organizzazioni del lavoro sono rimaste tali e quali a prima di quella legge. Eppure la L. 42/99 doveva condurci fuori dall’ausiliarietà, ma in realtà ci siamo ancora dentro fino al collo. Una forma diversa di ausiliarietà: siamo passati da essere ausiliari del medico a essere ausiliari dell’azienda. O meglio, ausiliari all’azienda, nel senso che serviamo, concorriamo, con il nostro modo di pensare e operare, esclusivamente agli obiettivi di risparmio delle aziende, non agli obiettivi di salute dei nostri pazienti.
Uno dei valori fondanti della nostra professione è l’advocacy, ovvero il nostro essere garanti per il paziente, la nostra tendenza a non far mancare nulla al nostro assistito. Le aziende, però, sfruttano questo nostro nobile principio, costringendoci a esercitare la professione con un costante ricatto morale che ci impone di sopperire a qualsiasi carenza. Lavorando con persone, nel loro momento di massima fragilità e di massimo bisogno, risulta moralmente impossibile astenersi da quelle attività demansionanti, compromettenti il nostro vero mandato professionale, ma pur sempre necessarie per il loro benessere.
Questo sistema che relega le professioni verso il basso non ha a cuore la qualità delle cure né la sicurezza dell’assistito, men che meno il benessere degli operatori. Ha a cuore esclusivamente gli interessi economici, il massimo risparmio.
Davanti a questi palesi soprusi come si spiega tale passiva rassegnazione di una categoria che, a spese dei propri diritti, continua a portare avanti le fatiche di un SSN ridotto all’ osso? Com’è possibile che una intera nobile professione sia sbeffeggiata da tutti, senza alcun sussulto di indignazione?
La seguente storiella che ci aiuta a comprendere meglio il presente della nostra professione
C’era una volta una oscura e profonda caverna sul cui fondo c’erano uomini resi schiavi, ma inconsapevoli di esserlo poiché natigià incatenati al suo interno, senza aver mai visto la luce. L’unica luce presente era quella di un fuocherello posto alle spalle degli schiavi. Davanti al fuoco, alcuni personaggi facevano scorrere delle forme, le cui ombre si proiettavano sul fondo della caverna. Gli schiavi incatenati non potevano parlare tra loro né voltarsi, potevano soltanto osservare e interpretare lo scorrere delle ombre.
Ma un giorno uno di quegli schiavi si liberò dalle catene e riuscì a guadagnare la via d’uscita. Scoprì che al di fuori c’erano il sole, i fiumi, la vita.
Lo schiavo libero avrebbe potuto rimanere in superficie a godere della libertà conquistata, ma fu mosso da compassione e tornò nella caverna a liberare gli altri schiavi. Secondo voi come fu accolto lo schiavo libero dagli altri schiavi incatenati?
Con esaltazione e felicità? No! Fu deriso, schernito e infine ucciso.
Ogni elemento di questa storia rappresenta qualcosa:
CAVERNA: lo stato di ausiliarità nel quale siamo nati e dal quale non siamo mai usciti; materialmente la caverna sono i nostri reparti dove insistono modelli organizzativi invarianti da chissà quanti anni.
CATENE: Il pensiero unico ausiliaristico che continua a dominare ovunque, a ogni livello, e che, tramandandosi di generazione in generazione, in barba alle evidenze normative, ci impedisce di evolvere.
SCHIAVI: Siamo noi! Siamo gli schiavi ideali poiché, essendo inconsapevoli di esserlo, non ci ribelliamo alle nostre catene. Lo schiavo ideale è colui che subisce il dominio, non sapendo di essere dominato. Questo meccanismo riesce perfettamente per una categoria come la nostra, abituata a non mettere in discussione gli ordini ricevuti, ieri dal medico, oggi dall’azienda (direttori infermieristici).
FUOCHERELLO/OMBRE/PERSONAGGI: Il fuocherello rappresenta una fonte di conoscenza non veritiera. Gli oggetti e le ombre proiettate rappresentano le distorsioni della realtà che i personaggi abilmente manovrano. Quei personaggi sono i docenti in università e i direttori infermieristici che insegnando il rifacimento dei letti o, promuovendo modelli organizzativi anacronistici, fanno sguazzare gli infermieri nell’ ignoranza e giustificano il demansionamento con ogni pseudo-ragione.
SCHIAVO LIBERO: Tutti coloro che tramite la cultura hanno compreso l’entità dell’inganno; tentano di portare la nuova cultura nelle organizzazioni del lavoro, dove però vengono puntualmente emarginati, se non addirittura mobbizzati,poiché ritenuti elementi destabilizzanti di un ordine dominante e invariante da decenni.
Un appello ai colleghi che si riconoscono nell’ immagine dello schiavo libero: se ri-discendiamo da soli nelle caverne dei nostri reparti e/o servizi, siamo deboli e facilmente attaccabili! Per non soccombere, l’unica soluzione è ridiscendere UNITI a liberare gli altri con la FORZA della nuova cultura! Il 2019 deve essere ricordato come l’anno della nascita di una speranza per tutti coloro che si trovano in questa condizione; la speranza si chiama “Infermieri In Cambiamento”, un movimento per sentirsi al riparo tutti insieme, condividere il nostro malcontento e incanalarlo in un percorso concreto di cambiamento per il futuro che ci conduca fuori da questo stato di servitù perenne.
L’ infermiere odierno è lo schiavo perfetto di un sistema che tende sempre più allo sfruttamento delle sue risorse, sottraendo perfino diritti, a discapito della qualità dell’assistenza. L’ infermiere si comporta da docile e fedele servo ogni qual volta agisce, ignorando i fondamenti normativi del proprio campo di attività e responsabilità, sulla base del “si è sempre fatto così” per “mandare avanti il reparto e arrivare al 27”, ogni qual volta diventa complice di orari di lavoro e/o altre “consuetudini” illegali, ogni qual volta si confonde un diritto per una concessione, a mo’ di favore da parte del datore di lavoro, per non conoscenza dei propri diritti, come, per esempio, in questi tempi, le ferie (in molti servizi è vietato chiedere ferie natalizie ignorando che il CCNL vale anche dal 24/12 al 6/1).
La ricetta per cessare di essere schiavi e diventare uomini liberi è la cultura, intesa come conoscenza, educazione, formazione. Il problema che affligge la categoria è culturale, poiché questo sistema va avanti grazie all’ignoranza diffusa e voluta, facendo leva altresì sul “buon cuore” dell’infermiere, che risulta pertanto incapace di opporsi al sistema. La rivoluzione culturale di “Infermieri In Cambiamento” ha proprio l’obiettivo di diffondere e trasmettere una nuova cultura per rendere consapevoli gli infermieri della trappola in cui siamo, nostro malgrado, finiti e per emanciparci da questa condizione di schiavitù che andrà sempre peggiorando.
Per chi percepisce questa rivoluzione come pericolosa e preferisce una “quieta” servitù e una rassicurante accondiscendenza al sistema, perché non ha scelta e/o per paura di ritorsioni, diciamo che quando “Infermieri In Cambiamento” sarà diventato un movimento solido e strutturato non ci sarà più motivo di avere paura. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo è fondamentale il tuo sostegno per costruire insieme la svolta della nostra professione. Il 2020 sarà l’anno in cui io, te e tanti altri colleghispaiati e divisi in lotte individuali, frammentate e inconsistenti cominceremo a ritrovarci uniti e compatti in un “NOI” per unalotta unica, forte e comune.
Quel NOI sta già prendendo forma in “Infermieri In Cambiamento”. Coraggio, ti aspettiamo!
Raffaele Varvara, Fondatore di “Infermieri In Cambiamento”
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