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Fials Milano: “Rimuovere il vincolo di esclusività è una riforma a costo zero per migliorare la sanità e arginare la fuga di personale ormai allo stremo”

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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Fials Milano Area Metropolitana.

In un contesto in cui si discute ovunque di nuove risorse per il personale sanitario e sociosanitario del comparto sanità pubblica, c’è una riforma che potrebbe essere attuata senza alcun onere per lo Stato, ma con effetti immediati e benefici per l’intero sistema: l’abolizione del tanto osteggiato e immotivato vincolo di esclusività.

“Questa ingiustificata limitazione – dichiara Mauro Nobile, segretario generale di Fials Milano Area Metropolitana – è stata solo ammorbidita dall’articolo 13 del cosiddetto Decreto Bollette del 2023, ma in modo talmente contorto da generare più confusione che opportunità, rendendo necessaria un’interpretazione univoca, che però continua a mancare”.

Il documento successivo della Conferenza delle Regioni del 12 luglio 2023 ha provato a fare chiarezza, ma la norma resta oscura, frammentata e applicata in modo disomogeneo, con effetti distorsivi ed arbitrari. Ad esempio, si è soggetti a una burocrazia assurda, a ricorrenti e sfiancanti attestazioni sull’osservanza dell’orario di lavoro, al ricatto sull’adozione delle prestazioni aggiuntive per essere autorizzati.

Per non parlare poi della totale assenza di declinazione riguardo tutti i preminenti aspetti sul versante assicurativo e previdenziale. Gli oltre 350 dirigenti delle professioni sanitarie e sociosanitarie, inoltre, continuano ad essere totalmente esclusi dai presunti benefici della norma.

“Il vero problema – prosegue il segretario di Fials Milano – è che nessuno vuole affrontare il cuore della questione, che riguarda tutti i lavoratori del comparto sanità, della dirigenza delle professioni sanitarie e sociosanitarie. Non solo le professioni sanitarie in senso stretto, ma anche gli oss, spesso dimenticati nel dibattito, eppure soggetti alle medesime restrizioni, impossibilitati a lavorare altrove anche in modo integrativo”.

Si tratta di una disparità evidente rispetto alla categoria medica, i cui appartenenti possono scegliere se essere esclusivi o no, esercitare la libera professione intra o extramoenia, oppure ricevere una lauta indennità aggiuntiva per mantenere l’esclusività nel pubblico impiego. Al contrario, il personale del comparto ha solo obblighi, divieti e nessuna forma di riconoscimento economico.

“È una discriminazione di trattamento che persiste da sempre e che non ha più alcuna giustificazione, se non quella di un sistema che continua a trattare il personale non medico come manodopera silenziosa e sostituibile, anziché come pilastro essenziale della sanità pubblica”, denuncia il segretario di Fials Milano.

La Conferenza delle Regioni ha deciso, in modo arbitrario, che l’attività intramoenia non sia nemmeno ipotizzabile per i lavoratori del comparto, nonostante la legge non espliciti alcun diniego in tal senso. Si tratta di un’interpretazione di comodo che priva i lavoratori di diritti e opportunità, senza alcuna motivazione reale.

“Il tema della rimozione temporanea della deroga è solo la superficie del problema – sostiene Fials Milano -. La verità è che migliaia di professionisti faticano ad arrivare a fine mese e non possono nemmeno svolgere altre attività fuori dall’orario di lavoro, anche in settori affini o non concorrenziali. È un blocco che produce frustrazione, abbandoni, burnout. Ed è uno dei fattori che spinge tanti a lasciare il pubblico per il privato o per l’estero”.

La rimozione del vincolo di esclusività sarebbe una riforma giusta, moderna e sostenibile. Non costerebbe nulla, ma restituirebbe dignità e libertà di scelta a chi ogni giorno tiene in piedi, con fatica e dedizione, il sistema sanitario nazionale.

“Non chiediamo privilegi – conclude il segretario di Fials Milano –, ma parità di trattamento e possibilità di autodeterminazione, come già avviene per i medici. È un provvedimento che può e deve essere adottato subito per migliorare il servizio sanitario pubblico e fermare la fuga del personale, sempre più stremato e dimenticato”.

Redazione Nurse Times

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