L’European Biosafety Summit, tenutosi nei giorni scorsi a Roma, ha affrontato il problema dell’aumento dell’incidenza di tumori ed aborti a carico degli operatori sanitari che maneggiano farmaci citotossici, principalmente chemioterapici
Anche l’esposizione professionale ad altre sostanze chimiche, tuttavia, può comportare rischi a lungo termine per la salute.
In concomitanza con i lavori del Summit, un’indagine appena pubblicata sulla rivista JAMA (Journal of American Medical Association), durata 30 anni e condotta su una coorte di oltre 70.000 infermiere statunitensi, ha infatti dimostrato che l’elevata esposizione ai disinfettanti determina un aumento tra il 25 ed il 38% del rischio di sviluppare broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Lo studio, denominato “Nurses’ Health Study II” (NHSII) è stato iniziato nel 1989, quando 116.429 infermiere di 14 stati degli Stati Uniti, di età compresa tra i 25 ed i 44 anni, completarono un questionario sulla loro storia clinica e sullo stile di vita.
Da allora sono stati inviati questionari di follow-up ogni 2 anni.
L’NHSII era stato inizialmente progettato per studiare la salute delle donne (ad es. gli effetti a lungo termine dell’uso di contraccettivi orali; oppure i determinanti di alcune malattie croniche, come il cancro al seno o le malattie cardiovascolari, nella popolazione femminile), ma la gamma di fattori di rischio si è poi ampliata nel tempo.
Le informazioni sulle esposizioni professionali a sostanze chimiche irritanti impiegate per la pulizia di superfici e strumenti medici (ad es. glutaraldeide, candeggina, perossido di idrogeno, alcool e composti di ammonio quaternario) sono state raccolte per la prima volta nel 2009 – anno individuato come baseline per lo studio – e la conclusione di questa parte dello studio è avvenuta nel 2015.
I dati sono stati poi “ripuliti” ed analizzati tra il 2018 ed il 2019.
L’esposizione professionale ai disinfettanti è stata valutata mediante questionario e matrice di esposizione all’attività lavorativa (job-task-exposure matrix o JTEM).
Delle 73.262 infermiere incluse nell’analisi finale, 582 di loro avevano ricevuto una diagnosi di BPCO. L’uso settimanale di disinfettanti è stato associato all’incidenza della BPCO, dopo un aggiustamento dei dati per età, abitudine al fumo (pacchi di sigarette fumati), razza, etnia e indice di massa corporea.
I risultati suggeriscono quindi che il maneggiare disinfettanti chimici con elevata frequenza può essere un fattore di rischio per gli infermieri per lo sviluppo della BPCO. Qualora studi futuri confermeranno questi risultati, è opportuno che vengano sviluppate strategie di riduzione dell’esposizione, compatibili con il controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie.
Luigi D’Onofrio
Fonte: Dumas O., Varraso R., Boggs K. et alia, “Association of occupational exposure to disinfectants with incidence of chronic obstructive pulmonary disease among US female nurses”, JAMA Netw. Open, 2(10), disponibile su jamanetwork.com
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