ANCONA, 13 GEN – E’ “pentito” e si è “reso conto dei propri errori” ma sostiene di essere solo “un anello della catena e non certo l’organizzatore”
Emanuele Luchetti, 51enne infermiere di Falconara (Ancona) arrestato dalla Squadra Mobile con l’accusa di aver finto di somministrare vaccini all’hub “Paolinelli” di Ancona (ci sono anche filmati di videosorveglianza nei box tra gli elementi di prova; al momento non risultano responsabilità di altri medici o funzionari dell’hub vaccinale) in cambio di somme di denaro che superavano anche i 300 euro ogni ‘prestazione’.
Stamattina, in carcere ad Ancona, affiancato dalla propria legale, avv. Marta Balestra, ha deciso di rispondere alle domande del gip Carlo Masini.
Le accuse nei suoi confronti vanno dal peculato alla corruzione fino al falso ideologico; reati continuati e, in alcuni casi, in concorso con quattro persone finite ai domiciliari ritenute intermediari nel giro di vaccini ‘bluff’ in cambio di soldi, e di altre 45 (i destinatari dei Green pass indebiti) gravate di obbligo di dimora.
Luchetti ha risposto, fa sapere il difensore, per “chiarire la propria posizione nella vicenda”; ha riferito di aver “ceduto alle pressioni ricevute da coloro i quali hanno messo in piedi questo meccanismo, sicuramente spinto da perduranti problemi economici”; ma ha anche inteso evidenziare come lui, costretto in custodia cautelare sia invece solo un anello della catena e non certo l’organizzatore”.
“E’ dimostrato – fa sapere ancora la difesa dell’infermiere – che quando un medico, il dott. Miglietta (l’odontoiatra e dirigente medico vaccinatore dell’hub che ha finto ‘di stare al gioco’ per far confessare e poi denunciare il 51enne alla polizia; ndr) si è reso fintamente disponibile, gli episodi hanno subito un incremento in quanto Luchetti si è sentito appoggiato”.
Secondo l’accusa, arrivavano persone ‘no vax’ da varie regioni italiane (Abruzzo, Puglia, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia) per ‘non farsi vaccinare’ dall’infermiere e ottenere ugualmente il Green pass.
L’imputato sostiene che il “meccanismo” lo avrebbe coinvolto a tal punto da “stravolgere quella che è in realtà la sua personalità”. “Persino i suoi colleghi di lavoro”, aggiunge l’avv. Balestra, hanno dichiarato ai giornalisti come l’infermiere fosse “un professionista particolarmente bravo nel suo campo, coraggioso, presente, attento, stimato e amato fortemente dai colleghi, che ne casi più difficili si è sempre rivelato una figura chiave, una risorsa per tutti”. In seguito, sempre secondo la difesa, ha “avuto un black-out”.
Redazione NurseTimes
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