Nella regione della Puglia, il settore delle residenze sanitarie assistite (RSA) e centri diurni è alle prese con una grave crisi, poiché il 75% di queste strutture non ha ottenuto l’accreditamento necessario a ricevere finanziamenti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
La ragione principale di questa mancanza di accreditamento? La carenza di infermieri.
I requisiti regionali richiedono la presenza di 2 infermieri ogni 20 posti letto per ottenere l’accreditamento, ma la realtà attuale vede molte strutture non riuscire a soddisfare questo standard. La causa principale di questo deficit di personale infermieristico è stata l’emergenza Covid, durante la quale numerosi professionisti sono stati trasferiti dalle RSA agli ospedali.
Attualmente, più di 300 strutture, tra RSA e centri diurni, non sono accreditate presso il sistema sanitario regionale, mettendo le famiglie degli anziani e disabili assistiti in una posizione difficile. Queste famiglie sono costrette a pagare quasi il doppio (circa 2.000 euro al mese) anziché usufruire delle tariffe agevolate previste dall’accreditamento.
Antonio Perruggini, presidente dell’associazione Welfare a Levante, sottolinea: “Non avendo ancora l’accreditamento, le famiglie devono pagare una tariffa intera”. La situazione, però, non era così critica fino al 2019, quando la carenza di infermieri non era ancora così evidente.
Stefano Lacatena, consigliere regionale del gruppo “Con Emiliano”, riferisce che durante l’emergenza Covid, infermieri sono stati spostati dalle RSA agli ospedali. Tuttavia, l’assessore Palese si è impegnato a trovare una soluzione.
L’ultimo provvedimento regionale cerca di affrontare il problema consentendo alle RSA di assumere solo la metà dei professionisti in pianta organica se i posti letto non sono completamente occupati. Tuttavia, le associazioni di categoria protestano, sottolineando che la situazione persiste da quattro anni e chiedono risposte concrete.
In conclusione, l’emergenza infermieri ha messo a dura prova le RSA in Puglia, creando un circolo vizioso di mancanza di personale, mancato accredito e oneri finanziari elevati per le famiglie. Le richieste di risposte e soluzioni concrete da parte delle associazioni di categoria rimangono ancora senza una risposta adeguata.
Redazione Nurse Times
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